La Fifa predica bene e razzola male

I ragazzi hanno genitori disoccupati? Non possono giocare a calcio. E’ quanto denuncia l’Afro-Napoli United, formazione di Prima categoria campana formata da giocatori napoletani e africani. A guidarla è  il presidente e fondatore Antonio Gargiulo, promotore sei anni fa di un vero e proprio progetto di integrazione sul campo di calcio.

La prima squadra da quest’anno è iscritta in Prima categoria. Ma, sempre quest’anno, la possibilità di avere giovanissimi ha consentito alla società di creare una squadra giovanile, iscritta alla Juniores regionale.
«Ci hanno chiesto una documentazione numerosa e particolare – racconta a Diregiovani.it il presidente Gargiulo –  il permesso di soggiorno del minore e lo stato di famiglia. E non solo, anche il certificato di residenza e il permesso di soggiorno dei genitori. E hanno voluto anche lo stato del lavoro dei genitori in Italia. La Questura ha già accertato la regolarità della loro posizione, non capisco perché si voglia la certificazione».

Questa richiesta ha tenuto fuori 4 dei ragazzi che avrebbero invece dovuto giocare in Juniores: «Se i genitori sono disoccupati o comunque non hanno più un lavoro, non possono essere tesserati per la Figc».

L’Afro Napoli United non c’è stata ed ha inoltrato richiesta di chiarimenti alla Lega Nazionale Dilettanti della Campania: «Dalla Federazione ci hanno risposto che è una direttiva Fifa. Ma, mi chiedo– sottolinea Gargiulo- dicono no al razzismo e poi fanno queste cose?».

All’Afro-Napoli i 4 ragazzi che sono rimasti fuori hanno in media 16-17 anni. «Abbiamo la possibilità – conclude il presidente – di tesserare altri 7 giovani, hanno 18 anni e per loro non dobbiamo richiedere lo stato lavorativo dei genitori. Ma per noi se anche uno rimane fuori è una sconfitta».

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