Festival della Letteratura di viaggio: la narrazione diventa intercultura

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ROMA – Dopo le felici tappe di Ostuni e Benevento, il Festival della Letteratura di Viaggio è approdato nella capitale, abituale collocazione delle precedenti nove edizioni. Nel lungo fine settimana, il viaggio è stato “narrato” in ogni modo possibile, attraverso la parola, le immagini, la musica e i reading, il teatro, il cinema.

Mostre fotografiche, le foto in viaggio di Antonio Politano, i paesaggi di Yann Arthus-Bertrand, i rifugiati di Timon Koch e l’interessante installazione tra fotografia, armonizzazioni vocali e incisioni grafiche a cura di Futura Tittaferrante e Serena Larue; laboratori di fotografia in viaggio, teatro di viaggio, diari di viaggio a fumetti e cianotipia, tecnica molto singolare che permette di fotografare con le piante in camera verde-oscura; incontri con autori e fotografi, Richard I’Anson, autore australiano della Guida Lonely Planet alla fotografia di viaggio, Daniele Pellegrini il fotografo ufficiale di Airone, la prima pubblicazione italiana di divulgazione scientifica, il napoletano Giulio Piscitelli autore di “Harraga. In viaggio bruciando le frontiere”, opera prima che ha riscosso grande successo di critica; celebrazioni di anniversari, Chatwin, Kapuściński, Kerouac, e serate dedicate a Conrad e Verne.

La Villa Celimontana, stupenda sede della Società Geografica Italiana promotrice del festival, si è di nuovo trasformata nella “casa del viaggio”, in una decima edizione che si è aperta sempre di più all’area metropolitana, attraverso azioni diffuse e distribuite su più quartieri della capitale. Oltre alle mostre e agli incontri nella sede delle Biblioteche di Roma e a Villa Medici, di particolare interesse è stato l’invito all’osservazione, alla lettura e all’analisi del territorio della capitale, delle passeggiate antropologiche, filosofiche e geografiche che hanno superato i confini del centro turistico e toccato la periferia e le sue dinamiche sociali.

Il viaggio è diventato il canale attraverso cui parlare dei temi più svariati e attuali, ottimo esempio la conversazione con Tahar Ben Jelloun, scrittore franco-marocchino, evocatore di luoghi e culture, paesi e genti e promotore di dialogo interculturale e rispetto per l’altro.

Un programma davvero ricco, con una buona partecipazione, molto attiva, di pubblico, chiamato non solo ad ascoltare ma, in particolare nelle azioni laboratoriali, a confrontarsi e mettersi in gioco, aspetto che rende il Festival della Letteratura di Viaggio un po’ meno classico e il prendervi parte davvero stimolante.

Giovanni d’Errico

 


photo credit: Giovanni D’Errico