Eboli: Ulivi Nascenti ai Tramonti letterari

Eboli. Continuano le presentazioni dei libri alla rassegna letteraria “I tramonti letterari del Gattapone”, lunedì 19 giugno, alle ore 19:00, sarà ospite il poeta Giansalvo Pio Fortunato, che presenterà il suo libro “Ulivi nascenti”, edito da Gruppo Albatros Il Filo.
La manifestazione organizzata dall’associazione Gattapone Aps, presieduta da Francesca Spera e dall’associazione Migr-Azioni, con il Consigliere del direttivo nazionale Raffaele Agresti, che si è occupato, anche per il mese di giugno, della selezioni degli autori, si avvale della collaborazione della Pro Loco di Eboli e il Forum dei giovani, e ha il patrocinio del Comune di Eboli.

All’evento prenderanno parte, il Sindaco di Eboli Mario Conte, la delegata alla cultura Lucilla Polito, che porteranno i saluti della Città di Eboli, la padrona di casa, Francesca Spera dialogherà con il poeta Giansalvo Pio Fortunato, l’attore Raffaele Sansone leggerà le poesie, accompagnato dalla musica di Angelo Gramaglia.
Ingresso libero fino a esaurimento posti.
IL LIBRO
Le poesie di Giansalvo Fortunato sono arcaiche, di una bellezza di altri tempi, studiate per avvolgerti in pensieri che ti lasciano ricordi di vite vissute all’ombra dell’ulivo, baluardo della cultura greca.
“Ulivi nascenti” è l’opera prima di Giansalvo Pio Fortunato e racchiude il percorso di avvicinamento e di elaborazione poetica del giovane autore.
Tale silloge raccoglie fermenti stilistici antichi che si congiungono a fermenti stilistici moderni: ad un’architettura del verso palesemente prosastica corrisponde l’utilizzo di figure simboliche che la nostra passata cultura ci ha consegnato, riscoprendole in una chiave nuova; la chiave del “nulla”.
La tradizione poetica, anche e soprattutto moderna, tende ad adempiere ad una compilazione riempitiva, capace di superare lo “scandalo del nulla” attraverso immagini rarefatte che diano la parvenza del “nulla”, ma che non corrispondono realmente a questo contenuto.
Il “nulla” è inteso dall’autore come una logica evoluzionistica, come la realizzazione poetico- filosofica,di matrice apertamente heideggeriana, del “non ancora”. Il poeta è etimologicamente il “creatore dal nulla” e questo, ovviamente, si realizza nel senso contenutistico dei componimenti poetici. Sono proposte, infatti, immagini fulminanti, soggetti al confine tra l’ “essere stati” ed il “poter essere”, una natura simbolica che si svuota del suo ruolo silenzioso per divenire dispensatrice di messaggi e di significati più o meno celati.
In questo ritmo si realizza il “nulla” come un “non ancora”. L’immagine ispirativa genera una linearità consequenziale dove il passato ( l’ispirazione) diviene presente nel verso scritto e nel significato lapalissiano; ma cela il futuro, il significato latente e criptico che rende completa la lettura di tali versi. È una linea, insomma, che congiunge all’attimo di evoluzione dall’ispirato all’ispirante, nella chiave simbolica delle composizioni.
La donna riveste un ruolo certamente cruciale nella raccolta: è personificazione e magistrale resa della poesia, non un mezzo erotico e depositario di eccitazione, ma la vivida fluidità d’una poesia sinuosa e fatta del gioco amoroso tra il poeta ed il verso.
La donna ha tanti volti, tante sembianze, tante sfumature, ma un’unico obiettivo: far palpare la sua poesia!
Questa raccolta, infine, si distingue anche per l’intento apertamente civile. Il poeta moderno non può non essere un poeta civile perché ha l’ingrato compito di fermare, con le grinfie del verso, la grave “mercificazione della parola”. La parola, nella semplice accezione di uso comune, così come il linguaggio, è passata da un gioco di sfumature, che il lessico italiano supporta egregiamente, ad un gioco di smagliature, di grottesche generalizzazioni di significati mediocri dei vocaboli e dei loro contenuti. Il lessico ricercato, infatti, non è segno di un irritante capriccio poetico, ma è la volontà di comporre una stasi tumultuosa; una stasi, cioè, capace di arrestare la frenesia sociale dei nostri tempi con il blocco poetante, con la necessità di analizzare le cose e le persone, le idee, i simboli e le categorie filosofiche. La poesia, allora, strappa il tempo, lo annichilisce, affinché il tempo produttivo/ capitalistico non disorienti e degeneri completamente l’umanità.
Tramite questa raccolta, dunque, si diviene “cultori del nulla” perché “senza quel nulla/ il mondo sarebbe un vuoto ancora più grande”.

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