«Sotto i nostri occhi distratti, nelle acque del Mediterraneo le tragedie si susseguono senza soluzione di continuità. I morti chiamano altri morti e quanto avvenuto nei giorni scorsi a Lampedusa, purtroppo, non è frutto del caso».
È quanto si legge in un comunicato odierno della Migrantes Sicilia riguardo al naufragio, a largo di Lampedusa, riferito da un gruppo di 56 tunisini soccorsi sull’isolotto di Lampione.
Per la Migrantes, «la logica del nostro stare al mondo deve essere quel la della vita, perché è questo il senso profondo della nostra testimonianza di cristiani».
In tal senso, dopo “il momento del silenzio” e della preghiera, l’Ufficio regionale Migrantes e mons. Calogero La Piana, vescovo delegato per le Migrazioni della Conferenza episcopale siciliana, ritengono «sia giunta l’ora di riconoscere, ai tanti migranti che vengono dall’Africa e non solo, la stessa umanità che siamo disposti a riconoscere a noi stessi»: «Riteniamo che sia intollerabile sopportare il destino di morte che rischia di travolgere altre vite umane che decidono di attraversare il Mediterraneo in fuga da guerre, oppressione, fame, carestie. Riconosciamo a noi stessi il diritto di lottare per migliorare le nostre condizioni di vita, non riconosciamo a chi viene da lontano il diritto di cercare un futuro per sé e per i propri figli. Questo non è umano e da cristiani facciamo appello all’umanità di ciascuno e dell’intera società».
«Per strappare all’ineluttabilità della tragedia il viaggio di tanti migranti – prosegue il testo -, ci chiediamo se non sia il caso di attivare corridoi umanitari ed evitare la strage di innocenti che ormai da anni ha trasformato il Mediterraneo in un cimitero. Stati e Organizzazioni internazionali devono collaborare senza cedere a logiche punitive nei confronti dei migranti e individuare e colpire le organizzazioni che sfruttano il bisogno e trasformano la speranza in incubo. La solidarietà e l’accoglienza devono guidare le nostre azioni e la disposizione del nostro animo verso i tanti fratelli che giungono in Europa dopo un viaggio pericoloso ed estenuante».
L’esempio, ricorda Migrantes Sicilia, appena un anno fa «ci è venuto da un Arcipelago piccolo ma dal cuore grande: Lampedusa e Linosa nei mesi della Primavera araba hanno costruito un patrimonio prezioso di aiuto e reciproca comprensione, che non solo non deve essere disperso, ma che al contrario deve diventare un esempio di convivenza al quale ispirare la nostra azione quotidiana di sostegno ai valori non negoziabili della convivenza e della civiltà».