di Alessandra Anna Cineglosso
Psicologa – Psicoterapeuta
Una bella novità nel panorama televisivo è “Pablo”, il cartone animato in onda su Rai Yoyo (canale 43) tutti i giorni alle 18.00 e, in replica, alle 9.30. La serie, nata nel Regno Unito, firmata da Grainne McGuinness e diretta da David McGrath, ha come protagonista Pablo, un bambino autistico.
Il cartone animato si inserisce all’interno di una visione più ampia della Rai di offrire prodotti inclusivi, formativi e rivolti a tutti. Già da tempo, infatti, sullo stesso canale dedicato ai più piccoli, va in onda “Lampadino e Caramella”, un’altra serie nella quale le immagini del cartone animato sono corredate di voce narrante e testo scritto ma, anche, accompagnate da finestrelle in cui i personaggi della storia sono interpretati da attori che utilizzano la lingua dei segni (LIS). Un prodotto, quindi, che intende coinvolgere anche i piccoli utenti con disabilità sensoriale.
Anche “Pablo” si caratterizza per la commistione tra film e cartone animato: ogni episodio, infatti, inizia con un breve filmato in cui il bambino si trova alle prese con una situazione che lo fa sentire in difficoltà. Quindi, si immerge nel disegno, il suo grande talento, e lì, nel mondo dei colori, incontra i suoi amici (un dinosauro, una giraffa, una topolina, un orango, un uccellino e un lama) ognuno dei quali rappresenta una sua caratteristica di funzionamento e una sua modalità di espressione. È dall’integrazione e dal confronto tra tutte queste parti che Pablo riesce a trovare la soluzione al problema. A quel punto, torna alla realtà pronto ad affrontare ciò che lo aveva messo in difficoltà.
In questo caso, l’utilizzo di un doppio linguaggio, quello del cartone animato e quello del filmato, permettono di cogliere proprio la presenza di un mondo interno, distinto dalla realtà condivisa, che richiede all’altro uno sforzo di comprensione.
A rendere questo cartone animato bello e interessante è il fatto che non si propone, esplicitamente, di veicolare messaggi ma, semplicemente, mostra una parte della realtà. Ed è questa l’ottica in cui andrebbe guardato, non solo dai bambini, ma da tutti. In “Pablo”, ognuno di noi può ritrovare aspetti della neurodiversità di persone che conosciamo o che abbiamo incontrato in qualche circostanza.
Poter comprendere e accogliere il loro funzionamento, semplicemente come una delle possibili variazioni dell’essere umano, può essere utile soprattutto per evitare di comportarsi in maniera maldestra in alcune situazioni critiche ma anche per favorire la prevenzione della discriminazione e dello stigma nei confronti delle persone neurodiverse.
Il modo più utile di approcciarsi a questo prodotto televisivo è, quindi, guardarlo, come direbbe Bion, “senza memoria e senza desiderio”, cioè senza cercare di incastrare a tutti costi qualcuno in certi comportamenti e in certe modalità espressive ma, anche, senza pretendere che tali comportamenti e tali modalità possano essere esaustive nello spiegare la complessità del mondo dell’autismo. Ma essere lì, ad accogliere e a comprendere, facendosi testimoni di un’altra possibile realtà, di un altro possibile modo di vedere il mondo.
Perché, in fondo, ognuno vede il mondo a modo proprio. Solo qualcuno un po’ di più.