Riace, la rivincita del paese dell’accoglienza

Il Consiglio di Stato ha confermato la decisione del Tar della Calabria che, a maggio 2019, aveva annullato il provvedimento con cui il Viminale, all’epoca guidato da Matteo Salvini, aveva escluso la città di Riace dallo Sprar, il Sistema di protezione per richiedenti asilo.
Il “modello Riace”, “il paese dell’accoglienza” dei migranti, pensato, progettato e gestito dal comune e dall’ex sindaco Domenico Lucano, spazzato via a colpi di provvedimenti amministrativi dal mal celato intento politico.

I giudici dicono chiaramente «che il modello Riace fosse assolutamente encomiabile negli intenti e anche negli esiti del processo di integrazione è circostanza che traspare anche dai più critici tra i monitoraggi compiuti».

Il sistema di accoglienza funzionava, lo testimonia anche una “relazione positiva” arrivata dalla prefettura di Reggio Calabria, dalla quale si evince che il ministero non avrebbe potuto escludere Riace dallo Sprar senza prima inviare una diffida.

Una vittoria dal sapore amaro, lo si legge chiaramente nella parole di Mimmo Lucano, “Volevano distruggere Riace e il messaggio politico-evangelico della nostra esperienza amministrativa e ci sono riusciti. (…) Hanno demonizzato il progetto Sprar con delle assurde penalità e poi, non paghi, si sono accaniti contro la mia persona. (…) Volevamo che i sogni si realizzassero e ci siamo riusciti. Ma questo dava fastidio perché ribaltava la loro narrazione tossica sulle migrazioni.”

Non è un caso che il Consiglio di stato imputi al Ministero anche un’azione troppo frettolosa, che non ha dato all’amministrazione locale la possibilità di sanare eventuali mancanze o irregolarità, neanche puntualmente contestate o segnalate.

L’ex sindaco sta provando a far rinascere il borgo, in attesa di un’altra tappa giudiziaria, stavolta personale, il 3 luglio i giudici di Locri decideranno sul reato di falso davanti al giudice monocratico per la presunta falsificazione dei documenti d’identità per due immigrati eritrei, una madre e il suo bimbo, ospiti del programma di accoglienza ma senza permesso di soggiorno.
Mimmo Lucano è fiducioso che anche questa pratica sarà presto archiviata e, nonostante tutti i colpi subiti, non sembra aver perso il suo spirito battagliero. “Partire, agire, essere concreti, erano state le nostre linee guida. Volevamo che i sogni si realizzassero e ci siamo riusciti.”

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