La via della seta e del… petrolio. Scenari geopolitici post Covid

Prima l’accordo sul taglio della produzione di petrolio entrato in vigore il primo di maggio per frenare la caduta del prezzo del greggio (il cosiddetto OPEC), poco dopo la previsione del Fondo Monetario internazionale con un calo del prodotto interno lordo mondiale attorno al tre per cento nel 2020 seguito da un netto rimbalzo nel 2022 e infine i dati sulla richiesta delle domande di disoccupazione in America, che hanno toccato numeri mai visti fino ad ora: trentasei milioni e cinquecentomila fino al 9 maggio.

Se allo stato attuale il tasso di disoccupazione ha raggiunto il 14,7 per cento, ci si aspetta che salga ulteriormente fino al 20 per cento. Le ripercussioni si sono già fatte sentire, con un crollo dei consumi di petrolio del 30 per cento circa. Intanto, mentre la Banca Centrale Russa ha tagliato i tassi di interesse di cinquanta punti base per la prima volta da ottobre 2019, si attende una crescita del tasso di inflazione del 3,8/4,8 per cento per il 2020.

In controtendenza la Cina che, dal 30 aprile 2020, ha visto un aumento dell’indice composito cinese (manufatturiero più servizi) da 53 a 53,4 per cento. Scendono le importazioni cinesi di petrolio dall’Arabia Saudita, con un incremento di quelle della Federazione Russa e dell’Iran, mentre restano in stallo quelle venezuelane.

Nel rapporto sulla Geopolitica CER del mese di maggio 2020, da cui sono estrapolati i dati fin qui riportati, si legge che “Nell’ipotesi di una futura spartizione delle aree di influenza, risulterà più chiaro se la Cina ha ritenuto più opportuno privilegiare il rapporto energetico-commerciale con l’Iran – cuore de La Via della Seta – a discapito di quello con il Venezuela, oppure se – in accordo con la Russia e in funzione anti USA – i due colossi euroasiatici abbiano ritenuto più opportuno che fosse Mosca (Rosneft, in primo luogo) ad avere un rapporto privilegiato con Caracas”.

In questo nuovo assetto geopolitico l’Italia sembrerebbe essere ideale per “l’approdo finale del progetto infrastrutturale cinese de La via della Seta”, assumendo un ruolo di “ponte” tra Oriente e Occidente. Fanno infine riflettere le modifiche al piano di sostegno di 600 miliardi di dollari della Federal Reserve, che ha aggiunto le società operanti nell’oil&gas – inizialmente non previste – tra gli eventuali destinatari di finanziamenti, includendoli così nel programma di aiuti. Una decisione dell’Istituto centrale USA che non è piaciuta a tutti, perché parrebbe che alcune delle aziende incluse, se non ci fosse stato il Covid, “sarebbero state comunque destinate al fallimento” (Mike Cantrell, Ceo di Oklahoma Energy Producers Alliance e Postwood Energy36 tradotto dal CER).

Elena Mascia

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