Il lato oscuro dell’agro-alimentare italiano

Hilal Elver, inviata esperta di diritti umani delle Nazioni Unite, ha effettuato una visita di 11 giorni in Italia, allo scopo di valutare le condizioni del settore agro-alimentare.

I risultati di tale lavoro di osservazione e ricerca sono stai presentati, lo scorso 31 gennaio, in un report che è finito per diventare un forte atto d’accusa al sistema alimentare italiano.

La Helver, nel 2014, è stata nominata, in seno all’ONU, Relatrice Speciale per il diritto all’alimentazione dal Consiglio per i diritti umani, ed è professore di ricerca e co-direttrice del progetto sui cambiamenti climatici globali, la sicurezza umana e la democrazia dell’Orfalea Center for Global & International Studies.

Durante la sua visita, è stata in dieci città, in Lazio, Lombardia, Toscana, Piemonte, Puglia e Sicilia, incontrando autorità locali, rappresentanti di organizzazioni della società civile, specialisti accademici, lavoratori migranti, commercianti, produttori alimentari, piccoli agricoltori e lavoratori agricoli.

Il settore agricolo italiano vale un PIL stimato di 2,84 mila miliardi di dollari e nasconde un lato oscuro inquietante e poco conosciuto dai non addetti ai lavori: sfruttamento della manodopera, con orari lunghi e salari bassi; metà della manodopera costituita da migranti, per lo più irregolari; presenza diffusa del caporalato; una grande distribuzione che strozza i piccoli produttori; infiltrazione della criminalità organizzata; uso di fertilizzanti illegali; bisogno urgente di definire un quadro nazionale per l’alimentazione.

Hilal Elver ha affermato che “Sulla scena internazionale l’Italia è un paese molto attivo nella promozione dei diritti umani, soprattutto per quanto riguarda il diritto all’alimentazione; ma questo non si rispecchia interamente su scala nazionale”.

Durante la mia visita ho incontrato molte persone che dipendono da banchi alimentari e da enti di beneficenza per il loro prossimo pasto, migranti senza dimora e senza un alloggio sicuro dove trascorrere la notte, lavoratori agricoli sottoposti a orari di lavoro eccessivi in condizioni difficili e con stipendi bassi, che non permettono loro di far fronte ai bisogni fondamentali, lavoratori migranti privi di documenti e dunque relegati in un limbo senza accesso a lavori regolari o alla possibilità di prendere in affitto un posto dignitoso in cui vivere e studenti le cui famiglie sono troppo povere per pagare i prezzi richiesti dalle mense scolastiche”, ha aggiunto Elver.

Parole pensatissime sull’unico settore dell’economia italiana in cui i lavoratori poco qualificati riescono a trovare un impiego, che conta al suo interno circa 500mila lavoratori migranti, metà della forza lavoro complessiva.

Una manodopera che è stata pesantemente interessata dai Decreti Salvini, che hanno contribuito all’aumento del numero di lavoratori migranti privi di documenti, rendendo, in particolare, molto complessa la trasformazione dei permessi di soggiorno dei richiedenti asilo. Si parla di un raddoppio del numero totale dei migranti privi di documenti in Italia, circa 680mila persone, secondo le stime di inizio anno.

Attraverso la legge 199/2016 contro lo sfruttamento del lavoro, l’Italia ha esteso la portata della già esistente disposizione contro il caporalato. Ad ogni modo, la legge risulta incapace di sostenere i diritti umani di tutti i lavorati agricoli, nello specifico dei migranti privi di documenti, relegati in una condizione di invisibilità e di paura”.

Lo stabilizzarsi del controllo dei mercati all’ingrosso da parte della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) impone agli agricoltori di accettare prezzi sempre più compressi verso il basso, così tanto da rischiare di non garantire il proprio sostentamento. La presenza di fertilizzanti contraffatti e tossici è piuttosto diffusa, importati o assemblati in Italia, sono spesso utilizzati da lavoratori senza le adeguate competenze e in mancanza di adeguate misure di sicurezza.

Ho inoltre avuto modo di incontrare studiosi, docenti e studenti per discutere dei programmi scolastici di alimentazione e dell’accesso alle mense. Tutti loro hanno espresso il bisogno urgente che venga definito un quadro nazionale per l’alimentazione al fine di combattere le disparità esistenti tra i diversi comuni e garantire a tutti gli studenti l’accesso alle mense scolastiche, a prescindere dalla situazione economica delle loro famiglie”.

In quanto paese sviluppato, nonché terza economia in Europa, tali livelli di povertà e di insicurezza alimentare in Italia non sono accettabili. Il governo italiano dovrebbe comprendere che la beneficenza in ambito alimentare non va confusa con il diritto all’alimentazione”, ha concluso la Elver.

Per maggiori informazioni, è possibile visitare la pagina con tutti i documenti e report che le Nazioni Unite dedicano regolarmente all’Italia.

Giovanni D’Errico

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