Joana Choumali, prima africana a vincere il premio fotografico Prix Pictet

Arrivato all’ottava edizione, il premio internazionale per la fotografia e la sostenibilità Prix Pictet ha visto trionfare Joana Choumali, fotografa 45enne della Costa d’Avorio, prima artista africana a vincere la prestigiosa rassegna.

La giuria, che da tradizione includeva il vincitore dello scorso anno, Richard Mosse, ha elogiato la “brillante e originale meditazione di Choumali sulla capacità dello spirito umano di strappare la speranza e la resilienza anche dagli eventi più traumatici”.

Joana Choumali Untitled 2019
Untitled 2019 © Joana Choumali

Il Prix Pictet mira a sfruttare il potere della fotografia per attirare l’attenzione mondiale sui temi della sostenibilità, in particolare quelli riguardanti l’ambiente.

Fondato nel 2008 dal Gruppo Pictet, il Prix Pictet è diventato il premio leader a livello mondiale per la fotografia e la sostenibilità. Ad oggi ci sono stati sette edizioni, ognuna delle quali ha messo in luce un aspetto particolare della sostenibilità: Acqua, Terra, Crescita, Potenza, Consumo, Disordine e Spazio, e quest’anno Hope (Speranza).

Choumali ha vinto con l’opera “Ça va aller” (Andrà bene), che comprende fotografie scattate tre settimane dopo gli attacchi terroristici di marzo 2016 sulla spiaggia di Grand Bassam, cittadina bagnata dall’Oceano Atlantico, non lontana Abidjan, principale centro urbano della Costa D’Avorio.

La particolarità del suo lavoro sta nei motivi ornamentali ricamati sulle immagini, processo minuzioso, da lei descritto come “un modo per affrontare il modo in cui le popolazioni ivoriane affrontano il trauma e la salute mentale”.

Gli attacchi, ha affermato l’artista, “hanno riaperto le ferite mentali lasciate dalla guerra post-elettorale del 2011“. L’arte tattile del ricamo è stata usata da Joana Choumali per elaborare quei ricordi dolorosi.

Ogni punto è stato un modo per recuperare, per deporre le emozioni, la solitudine e i sentimenti contrastanti che ho provato. Come una scrittura automatica, l’atto di aggiungere punti colorati alle immagini ha avuto un effetto calmante su di me, come una meditazione. L’aggiunta di ricami su queste fotografie di strada è stata un atto di incanalamento di speranza e resilienza.”

La vittoria di Choumali segna una rottura con la tradizione del premio, per diversi motivi: è africana, donna e il suo lavoro è caratterizzato da un approccio basato sull’artigianato, in diretto contrasto con quello documentaristico dei precedenti vincitori, prevalentemente maschi.

Solo nel 2015 c’era stata una vincitrice donna, Valérie Benin.
I 12 artisti selezionati e esposti al V&A, a Londra, fino all’8 dicembre, contano ben 6 donne: Choumali, Margaret Courtney-Clarke, Rena Effendi, Janelle Lynch, Awoiska van der Molen e Alexia Webster.

La mostra del Prix Pictet di quest’anno è un mix di stili e soggetti, dal semplice documentario al concettualismo riflessivo.
Si va da Ross McDonnell e le protesi trovate in un ospedale ortopedico afgano [guarda qui] a Gideon Mendel con le immagini danneggiate della lotta all’Apartheid in Sudafrica, [guarda qui] ai potenti bianco e nero di misteriose foreste e montagne di Awoiska van der Molen, [guarda qui]

Il Prix Pictet 2019 si conferma un premio di grande importanza, grazie alla vincitrice, e al suo lavoro profondamente politico e silenzioso, e ai contributi degli altri 11 artisti, ci mostra tanti tipi di speranza tutte in sintonia con i nostri tempi complessi e inquieti.

Giovanni D’Errico

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