ROMA – “ Siamo Rom…ani!” È con questa battuta che si è aperto l’incontro tra Rita Cutini, assessore al sostegno sociale e sussidiarietà, del comune di Roma, e i 9 giovanissimi “avanguardisti Rom” (così la stessa assessore li ha definiti) che, a costo di sacrifici quotidiani non indifferenti, hanno deciso di proseguire gli studi ben oltre gli standard propri della loro comunità, arrivando alle scuole superiori. Proprio questo il motivo dell’appuntamento promosso da Cutini.
La loro quotidiana realtà li sottopone al fuoco incrociato di levate mattutine non oltre le 5 e 30 per raggiungere gli istituti scolastici, aggravata da un riposo notturno reso brevissimo e disturbato dagli annessi e connessi legati al sovraffollamento dei campi, nonché dall’intolleranza anche strisciante ma da loro comunque percepita, sia nella società che all’interno delle rispettive scuole e classi. Per non parlare di quella resistenza familiare a certo progressismo culturale.
Cosmij, Mihay, Alex, Esmeralda, David, Elisabetta, Mirna e Valentina, tutti tra i 15 e i 19 anni. Chi ad un passo dal diploma da perito informatico, chi da studente di istituto alberghiero punta ad un futuro da chef, chi nel cuore di una formazione professionale in meccanica sogna un futuro in qualche nobile casato motoristico.
«Mi piacerebbe lavorare alla Ferrari» racconta Alex . «O alla Ducati!», suggerisce altrettanto entusiasta Mihay, collega di studi di Alex. E poi c’è Maria, 16 anni, timidissima in apparenza e fisicamente poco più imponente di una bambolina da carillon, che per proseguire gli studi ha trovato la forza di rifiutare tanti di quei matrimoni combinati propri della tradizione Rom, da averne perso lei stessa il conto.
«Ci si deve sposare per amore – afferma – e io ho voluto con tutte le mie forze proseguire gli studi perché non voglio fare la vita che vedo fare alla maggior parte delle donne Rom».
Da tutti loro, all’assessore Cutini, sono giunte anche richieste precise: un aiuto al superamento del “campo” con politiche mirate ad una vera inclusione sociale, in termini abitativi e generali. E poi iniziative mirate alla sensibilizzazione culturale che portino in particolare le donne Rom a trovare il coraggio di emanciparsi da certi retaggi. E da tutti loro anche il rammarico per quei docenti che tendono a “cambiare discorso” quando sentono provenire dal resto della classe discorsi a sfondo razzista, xenofobo o comunque intollerante, rivolto ai Rom ma non soltanto a loro. «Non tutti i Rom rubano – osserva risoluta Esmeralda – così come non tutti gli italiani sono onesti».
«La scolarizzazione è la strada maestra per assicurare ai giovani Rom un futuro di integrazione nella nostra società, soprattutto un futuro in cui siano protagonisti attivi della loro vita – ha dichiarato l’assessore Cutini – La scuola è uno dei quattro assi portanti della Strategia nazionale di inclusione sociale Rom Sinti e Camminanti su cui sta lavorando Roma Capitale con gli enti gestori, con le associazioni di volontariato e con tutti coloro che collaborano per rendere l’inclusione una realtà sempre meno rara. Grazie al lavoro della Casa dei diritti sociali, ente gestore convenzionato con Roma Capitale che segue i percorsi di scolarizzazione – spiega l’assessore- ho potuto conoscere questi ragazzi che frequentano le scuole superiori con dedizionee vogliono vivere da cittadini dando il loro contributo per migliorare la nostra città. Questo – conclude la Cutini – è l’ulteriore dimostrazione che l’inclusione è possibile e che la Strategia europea, che l’Italia ha recepito e Roma Capitale ha adottato, è la via giusta».
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