LAMPEDUSA – È stata emozionante la concelebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco al Campo Sportivo Arena.
Una liturgia penitenziale per chiedere perdono per “l’indifferenza verso tanti fratelli e sorelle”, per “chi si è accomodato, si è chiuso nel proprio benessere che porta all’anestesia del cuore” e “per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi” sotto il sole implacabile di Lampedusa, per ricordare migliaia e migliaia di migranti vittime del mare.
Letture e preghiere che chiedono pietà da un leggio che ricorda i 19 mila morti alle frontiere d’Europa, perché fatto con uno dei tanti barconi affondati al largo di Lampedusa.
Il Vangelo di Matteo sulla fuga in Egitto di Giuseppe, Maria e Gesù bambino e la strage degli innocenti per mano di Erode, tutti riferimenti al dramma dei migranti che fuggono da miseria, povertà e disperazione per cercare in Europa speranze di vita.
Da quel leggio Papa Francesco nell’omelia ha chiesto più volte, tra gli applausi commossi della folla: “Ciò che accaduto non si ripeta, per favore”, riferendosi all’ultimo naufragio di cui ha letto notizie sui giornali. E poi, rivolgendosi agli immigrati musulmani ha detto a braccio: “O‘ Scià”, (un intercalare tipico dei lampedusani che significa “sei il mio respiro” n.d.a.).
E più avanti, sempre a braccio. “Ho sentito recentemente uno di questi fratelli. Prima di arrivare qui sono passati tra le mani dei trafficanti che sfruttano la povertà degli altri per farne fonte di guadagno. Quanto hanno sofferto, ed alcuni non sono riusciti ad arrivare!”
Dopo l’omelia, un lungo momento di silenzio commosso. Le preghiere dei fedeli si sono rivolti anche ai governanti e alle autorità civili perché garantiscano “il bene di ogni persona“.