ROMA – Nel 2012 il numero di rifugiati e sfollati interni ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi 18 anni.
È quanto emerge dall’ultimo rapporto annuale Global Trends – sulle tendenze a livello globale in materia di spostamenti forzati di popolazione – pubblicato oggi dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR).
Lo studio prende in esame le migrazioni forzate avvenute durante il 2012 basandosi su dati prodotti da governi, organizzazioni non governative partner e dalla stessa Agenzia ONU. Mentre alla fine del 2011 – si legge nel rapporto – le persone coinvolte in tali situazioni nel mondo erano 42,5 milioni, un anno dopo erano ben 45,1 milioni. Di queste 15,4 milioni erano i rifugiati, 937mila i richiedenti asilo e 28,8 milioni gli sfollati, persone cioè costrette ad abbandonare le proprie abitazioni ma che sono rimaste all’interno del proprio paese.
Le guerre restano la principale causa alla base della fuga. Il 55% di tutti i rifugiati presi in esame dal rapporto proviene infatti da appena 5 paesi colpiti da conflitti: Afghanistan, Somalia, Iraq, Siria e Sudan. Importanti nuovi flussi si registrano anche in uscita da Mali, Repubblica Democratica del Congo e dallo stesso Sudan verso Sud Sudan ed Etiopia.
“Sono numeri allarmanti” ha affermato l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati António Guterres. “Indicano non solo una sofferenza individuale su vasta scala, ma anche le difficoltà della comunità internazionale nel prevenire i conflitti e nel promuovere soluzioni tempestive per una loro ricomposizione”.
Le tendenze che emergono dal rapporto sono preoccupanti sotto diversi aspetti; uno di questi è la rapidità con la quale le persone sono costrette a spostamenti forzati. Durante il 2012, 7,6 milioni di persone sono state costrette alla fuga, delle quali 1,1 milioni hanno cercato rifugio all’estero e 6,5 milioni sono rimaste sfollate all’interno del proprio paese. Ciò consente di affermare che ogni 4,1 secondi una persona nel mondo diventa rifugiato o sfollato.
Emerge poi come il gap tra i paesi più ricchi e quelli più poveri si faccia più ampio quando si tratta di accogliere rifugiati. La metà dei 10,5 milioni di rifugiati che rientrano nel mandato dell’UNHCR (altri 4,9 milioni sono rifugiati palestinesi che ricadono invece nella competenza dell’UNRWA, l’Agenzia ONU che si occupa specificamente di tale popolazione) trova infatti accoglienza in paesi che hanno un reddito pro capite annuo inferiore a 5mila dollari USA. Complessivamente i paesi in via di sviluppo ospitano l’81% dei rifugiati di tutto il mondo, un netto aumento rispetto al 70% di un decennio fa.
I minori – bambini e adolescenti con meno di 18 anni – costituiscono il 46% di tutti i rifugiati. Lo scorso anno poi la cifra record di 21.300 domande d’asilo è stata presentata da minori non accompagnati o separati dai loro genitori, si tratta del numero più alto mai registrato dall’UNHCR.
La cifra complessiva relativa alle persone vittime di migrazioni forzate è calcolata sommando il numero di nuove persone in fuga alle situazioni esistenti non risolte e sottraendo il numero di persone che hanno potuto trovare una soluzione permanente, come ad esempio le persone che rientrano nelle proprie case o coloro cui viene consentito di stabilirsi permanentemente fuori del proprio paese d’origine attraverso il riconoscimento della cittadinanza o altre soluzioni. L’UNHCR è impegnato ad aiutare coloro che sono stati costretti alla fuga, sia fornendo loro assistenza materiale immediata e sia perseguendo soluzioni durevoli alla loro condizione. Il 2012 d’altra parte ha segnato la fine della condizione di rifugiato e sfollato per rispettivamente 526mila e 2,1 milioni di persone . Tra coloro per i quali sono state individuate soluzioni, 74.800 sono le persone che l’UNHCR ha identificato per i programmi di reinsediamento in paesi terzi.
Nel 2012 – si legge ancora nel rapporto – il cambiamento rispetto all’anno precedente nella graduatoria dei paesi che accolgono il più alto numero di rifugiati è stato invece lieve: il Pakistan si è confermato al primo posto con 1,6 milioni, seguito da Iran (868.200) e Germania (589.700).
L’Afghanistan si è confermato in testa alla classifica dei paesi d’origine del maggior numero di rifugiati, un triste primato che detiene da ben 32 anni: in media nel mondo un rifugiato su 4 è afghano e il 95% di loro si trova in Pakistan o in Iran. La Somalia – teatro di un altro conflitto di lunga data – è stato nel 2012 il secondo paese per numero di persone fuggite, sebbene il ritmo del flusso sia rallentato. I rifugiati iracheni erano il terzo gruppo nazionale (746.700), seguiti dai siriani (471.400).
Per ciò che riguarda gli sfollati interni, la cifra di 28,8 milioni alla fine del 2012 è la più alta da oltre vent’anni a questa parte. L’UNHCR assiste 17,7 milioni di loro, poiché l’assistenza dell’Agenzia agli sfollati non avviene in maniera automatica ma solo su richiesta dei governi interessati. Significativi nuovi flussi di sfollati interni sono stati registrati nella Repubblica Democratica del Congo e Siria.
In Italia nel 2012 sono state presentante 17,352 domande d’asilo, circa la metà dell’anno precedente. Questo calo significativo, determinato prevalentemente dalla fine della fase più drammatica delle violenze in Nord Africa, riporta il numero di domande in media con il dato degli ultimi dieci anni. I rifugiati in Italia alla fine del 2012 erano 64.779, questa cifra colloca l’Italia al 6° posto tra i Paesi europei, dopo Germania (589,737), Francia (217,865), Regno Unito (149,765), Svezia (92,872), e Olanda (74,598).
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