Campionato provinciale di calcio a 11, finale del torneo. A sfidarsi sul campo le due squadre regine della fase a gironi: l’AfroNapoli United, prima con uno score da record – diciotto vittorie su venti partite, 104 reti fatte e solo 19 subite (guarda il video) – e l’ASD Campania, seconda in classifica staccata di quattro lunghezze. Non tantissime, ma abbastanza per far dormire sonni tranquilli al coach Antonio Gargiulo. Per lui, che due anni fa ha fondato l’AfroNapoli con l’obiettivo di offrire ai migranti che vivono a Napoli un’opportunità di integrazione e di riscatto sociale, vincere il campionato provinciale e partecipare alle finali nazionali di Brescia sarebbe un sogno che si realizza. Per i suoi atleti, invece, quelle gare sarebbero una vetrina importante: colpire l’attenzione degli osservatori sugli spalti potrebbe aiutarli a strappare un contratto da professionisti e, quindi, un documento valido per restare in Italia.
La posta in palio, dunque, è alta. Eppure in campo le cose non vanno per il verso giusto: la finale va all’ASD Campania, che passa con un solo gol di scarto al termine di una partita molto tesa da entrambe le parti. Fin de partie? Non proprio. La sfida prosegue ben oltre i 90 minuti, si sposta nelle stanze del giudice sportivo e rischia di finire sulla scrivania del Questore di Napoli. Tutto nasce dalle denunce di Gargiulo, che porta al giudice sportivo foto e filmati che inchioderebbero l’ASD Campania, accusata di aver schierato in campo sotto falso nome un giocatore professionista iscritto alla FIGC. Un fatto grave, anche perché commesso con dolo e premeditazione, che il giudice conferma ribaltando il risultato del campo e decretando la vittoria a tavolino per l’AfroNapoli. “A mia memoria non era mai accaduto un illecito così eclatante”, dice Alessandro Papaccio, presidente dell’AICS Campania.
“L’ASD – continua – ha annunciato un controricorso, ma per ora a noi non è arrivato nulla. Peraltro, i dirigenti della società non hanno negato nel merito l’accusa che gli viene contestata, ma hanno parlato di irregolarità da parte di AfroNapoli”. Che replica per bocca di Gargiulo: “Da parte nostra non c’è stato nessun illecito, anzi. Il nostro progetto promuove integrazione, socializzazione e lealtà sportiva, ma siamo costretti a confrontarci con chi pratica lo sport con il solo scopo di vincere, anche a costo di commettere illeciti gravi o ricorrere a intimidazioni di stampo razzista“. Come quelle che, sostiene Gargiulo, i dirigenti dell’ASD Campania avrebbero rivolto a lui e alla sua squadra, promettendo di portare in Questura i nomi dei calciatori migranti irregolari se l’AfroNapoli non avesse rinunciato alla vittoria a tavolino. Una minaccia che con lo sport ha poco o nulla a che fare, ma che rischia di pesare come un macigno sul futuro della squadra e dei suoi calciatori più rappresentativi: una eventuale segnalazione alla polizia potrebbe infatti portare al rimpatrio coatto dei clandestini, costretti ad abbandonare l’Italia e la speranza di un futuro migliore per sé e la loro famiglia.
Gargiulo, comunque, va avanti per la sua strada: “Noi non ci facciamo spaventare e andremo avanti con il nostro progetto. In poco più di due anni abbiamo raggiunto risultati importanti, perché il calcio per noi è soprattutto un veicolo di valori sociali ed etici e un modo per abbattere i tabù razziali. E’ rispettando le regole che un gruppo di ragazzi di diversi continenti del mondo ha creato una squadra vincente arrivata a un passo dal sogno: la vittoria del titolo provinciale e la partecipazione al campionato nazionale di Brescia“. Lì, lontano da Napoli, dalle polemiche e dalle minacce, i giovani campioni sognano di portare a casa il terzo trofeo della stagione. Che non avrà gli stessi onori e riconoscimenti del triplete conquistato dall’Inter di Mourinho, ma che potrà essere almeno un piccolo segno di riscatto per i calciatori dell’AfroNapoli, pronti come sempre ad affrontare e superare gli avversari che li sfidano sul campo, non nei tribunali.
fonte: ilfattoquotidiano