Cecilia Mangini ci ha lasciato pochi giorni fa, a 93 anni. E’ stata fotografa, antropologa e documentarista, o, più precisamente, la madrina del documentario in Italia, in quanto prima donna italiana a imporsi in un genere fino ad allora prevalentemente maschile.
Il periodo è il secondo dopoguerra, Cecilia nasce, infatti, a Mola di Bari, in Puglia, nel 1927, e vive a Firenze e poi a Roma.
Tra le sue opere più note, “Ignoti alla città” corto-documentario del 1958 ispirato a “Ragazzi di vita” di Pier Paolo Pasolini, a cui è affidato il commento scritto. È il film d’esordio della cineasta pugliese ed è il primo documentario diretto da una donna in Italia, ritratto di un gruppo di ragazzi di borgata romani nell’Italia che si muove verso gli anni del Boom. La collaborazione con Pasolini prosegue nei successivi “Stendalì (Suonano ancora)” del 1960 e “La canta delle marane” del 1962. Il primo ambientato a Martano, nel Salento, è figlio della lezione antropologica di Ernesto De Martino nelle scene di un gruppo di donne che piangono un defunto attraverso un preciso rituale. Col secondo Cecilia torna, invece, ai temi pasoliniani, un ritratto di un gruppo di ragazzini di periferia che si bagnano in una pozza.
Negli anni sessanta, inizia la collaborazione col marito Lino Dal Fra, tra le voci più autorevoli del documentario italiano. Con lui e Lino Micciché, critico cinematografico e storico del cinema italiano, cura la regia di “All’armi siam fascisti!” del 1962, documentario composto da rari materiali di repertorio, quasi tutti reperiti all’estero, che ha come tesi le pesanti responsabilità della grande industria e della Chiesa nell’ascesa del fascismo.
Negli anni Sessanta e Settanta si dedica ad una serie di opere sulla condizione operaia femminile, “Brindisi ’65”, “La scelta”, “Domani vincerò” e “La briglia sul collo”. Mentre nel 1982, sempre con Lino Dal Fra, torna a Pasolini, con la lunga inchiesta in tre puntate “Comizi d’amore ’80” che riprende i temi della sessualità e dell’amore.
Il suo ultimo lavoro arriva dopo un lungo silenzio che l’ha vista dedicarsi soprattutto alla fotografia. “In viaggio con Cecilia” del 2013 è un documentario, co-diretto dalla sua allieva Mariangela Barbanente, sul disastro ecologico che gli insediamenti industriali di Brindisi e Taranto hanno generato in Puglia.
“Sono stata per tutta la vita una documentarista. Anche quando ho fatto la fotografa, sono andata in cerca di qualcosa di molto più profondo della verità, qualcosa di assolutamente nascosto che solo le immagini possono rivelare”.