Lampedusa: Medici Senza Frontiere conclude intervento agli sbarchi

 Si chiude oggi l’intervento di Medici Senza Frontiere (MSF) sull’isola di Lampedusa, iniziato lo scorso 15 agosto per affiancare le autorità sanitarie locali durante gli screening medici agli sbarchi nel rispetto delle misure anti-Covid.

Il team di MSF, composto da medici, infermieri e mediatori interculturali, ha offerto supporto al personale dell’Azienda Sanitaria Provinciale (ASP) di Palermo nella gestione dei codici rossi e nell’individuazione di pazienti con possibili sintomi da Covid-19 o con specifiche vulnerabilità, arrivando a definire meccanismi volti ad assegnare un livello di priorità per ogni persona sbarcata così da segnalare ai medici dell’hotspot i casi più urgenti da seguire. 

MSF sottoporrà alle autorità competenti una serie di raccomandazioni per rafforzare i protocolli di sorveglianza sanitaria e identificazione delle vulnerabilità agli sbarchi e favorire il coordinamento tra i vari attori coinvolti.

«Grazie al fondamentale ruolo dei mediatori interculturali al triage abbiamo potuto individuare malati cronici, persone che stanno seguendo o hanno bisogno di terapie e in generale qualsiasi tipo di vulnerabilità medica inclusi traumi e stati di gravidanza che abbiamo affidato alle autorità sanitarie competenti – dichiara Elisa Galli, responsabile dei progetti MSF in Sicilia – Riteniamo fondamentale che questo sistema di identificazione e segnalazione dei casi vulnerabili sia mantenuto per garantire continuità assistenziale e non si perda per le eccessive rotazioni del personale sanitario assegnato agli sbarchi o per l’assenza di mediatori interculturali al triage, fattori che non garantiscono la continuità delle buone prassi acquisite».

Pur comprendendo le difficoltà poste dalla pandemia di Covid-19 e apprezzando gli sforzi delle istituzioni, MSF esorta tutti gli attori coinvolti a ripristinare un efficace sistema di assistenza e protezione agli sbarchi. Lampedusa non ha bisogno dell’ennesima risposta emergenziale, ma di un maggiore coordinamento istituzionale che assicuri alle persone dignitose condizioni di sbarco e prima accoglienza e favorisca l’immediata individuazione e presa in carico dei casi vulnerabili, come donne in stato di gravidanza, minori non accompagnati, vittime di violenza intenzionale, malati cronici e disabili.

«Le persone possono arrivare bagnate fradice anche di notte, soffrono di ipotermia, a volte sono rimaste in mare aperto per giorni. Uomini e donne in stato di shock, esausti, feriti alle gambe o con disabilità vengono trattati sui marciapiedi perché ai moli utilizzati non c’è un’area attrezzata dove visitarli. Non ci sono bagni disponibili e quando gli arrivi sono decine al giorno devono aspettare anche ore prima di essere trasferiti all’hotspot” – racconta Galli di MSF – Gli sbarchi non sono una sorpresa, è ora di strutturare una risposta per garantire a queste persone uno standard minimo di dignità».

In due mesi di attività il team di MSF ha assistito 5.795 persone in 226 sbarchi. Se l’80% delle imbarcazioni che ha raggiunto Lampedusa è partita dalla Tunisia, il 43% del numero complessivo di persone sbarcate proveniva dalla Libia, spesso a bordo di imbarcazioni fatiscenti. I picchi di arrivo più rilevanti si sono registrati soprattutto dopo brevi periodi di maltempo: la giornata più impegnativa è stata quella del 20 settembre scorso, quando sono sbarcate a Lampedusa 732 persone con 26 imbarcazioni.

Gli screening agli sbarchi, che oltre alle condizioni dovute al viaggio hanno individuato donne incinte, malati cronici, persone con disabilità, vittime di tortura, non solo dimostrano ancora una volta i traumi e le violenze subite da migranti e rifugiati in Libia, ma anche come sempre più persone decidano di raggiungere l’Europa per cercare un trattamento medico che nel loro paese di origine non riescono a trovare.


I progetti di MSF in Italia

MSF lavora in Italia dal 1999, con progetti agli sbarchi, in centri di accoglienza e insediamenti informali in diverse regioni, per fornire assistenza medico-umanitaria, psicologica e orientamento socio-sanitario a rifugiati e migranti nel nostro paese.
Dall’inizio dell’epidemia di Covid-19, MSF ha supportato la risposta del sistema sanitario italiano in Lombardia, Marche, Sicilia e Lazio. Attualmente l’impegno di MSF sul Covid-19 è a Roma attraverso comitati di igiene e sorveglianza sanitaria per monitorare la presenza di possibili casi di Covid-19. A Palermo MSF svolge attività di promozione della salute per il controllo della diffusione del coronavirus con diversi attori della società civile e ha supportato la risposta nella missione Biagio Conte.
L’intervento di MSF in risposta alla pandemia si estende attualmente in oltre 70 paesi del mondo.

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