LAMPEDUSA – Si è commemorata, lo scorso 3 ottobre in Italia, la Giornata Nazionale della Memoria e dell’Accoglienza, istituita per legge nel 2016 per onorare i 368 rifugiati e migranti che sono morti nel tragico naufragio al largo di Lampedusa il 3 ottobre 2013, e tutti coloro che hanno perso la vita nel tentativo disperato di trovare sicurezza e protezione in Europa.
Quel drammatico naufragio provocò dolore e indignazione, e mobilitò una risposta di ricerca e soccorso in mare senza precedenti che nel corso degli anni si è però nettamente indebolita. Dal 3 ottobre 2013 hanno perso la vita nel Mediterraneo oltre 20.000 persone.
«Al di là della regolare presenza di UNHCR a Lampedusa, essere qui per il 3 ottobre è per noi un dovere civico e morale. Non possiamo accettare che donne, bambini e uomini in fuga dalla violenza continuino a perdere la vita in mare per una carenza di mezzi di soccorso. Non è sostenibile che il soccorso in mare sia delegato al lavoro della Guardia Costiera italiana, a poche organizzazioni non governative e a mercantili che non sono attrezzati per il salvataggio ed il trasporto di persone vulnerabili. Come non è sostenibile che solo agli stati costieri sia lasciato l’onere esclusivo dell’accoglienza di chi arriva via mare. Occorre un piano comprensivo che coinvolga tutti gli Stati membri dell’UE, dal salvataggio all’accoglienza», sottolinea Chiara Cardoletti, Rappresentante dell’UNHCR per l’Italia, la Santa Sede e San Marino.
L’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, e l’OIM, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ribadiscono l’urgenza di ripristinare un’operazione efficace di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e di istituire un meccanismo stabile e coordinato di sbarco e redistribuzione automatica dei richiedenti asilo negli Stati membri della UE.
«Il fenomeno delle morti nel Mediterraneo continua a essere un’emergenza in termini umanitari che non può essere ignorata. Il 3 ottobre resta una data che ci ricorda come il salvataggio di vita umane debba sempre restare la priorità numero uno. ln tal senso ci auguriamo che il riferimento all’importanza delle attività di ricerca e soccorso in mare menzionato nel recente patto della Commissione europea su migrazione e asilo possa stimolare gli stati europei a impegnarsi in modo più coordinato ed efficace su questo aspetto così essenziale, che può essere affrontato solo attraverso una maggiore condivisione di responsabilità a livello europeo», dichiara Laurence Hart, Direttore dell’Ufficio di Coordinamento dell’OIM per il Mediterraneo.
Le due organizzazioni delle Nazioni Unite hanno partecipato alle iniziative di commemorazione a Lampedusa insieme a organizzazioni della società civile, rappresentanti delle istituzioni governative locali e nazionali, sopravvissuti e parenti delle vittime del naufragio del 3 ottobre, rappresentanze di studenti e classi con didattica a distanza da tutta Italia per mostrare solidarietà con i rifugiati e i migranti, e ribadire ancora una volta che salvare le vite in mare è un imperativo umanitario.
Per maggiori informazioni: https://www.unhcr.org/it/cosa-facciamo/la-nostra-voce/3-ottobre/