30 settembre 1977. Sono passati 43 anni da quel maledetto pomeriggio a viale Medaglie d’Oro. WalterRossi aveva 20 anni.
Una pistola uscita dalla sezione del MSI di Balduina, prima viene palleggiata da una mano
all’altra, poi spara addosso a chi nelle mani aveva solo dei volantini.
L’obiettivo di quelle mani fasciste era uccidere un comunista. Quei volantini, che denunciavano
il tentato omicidio fascista di Elena Pacinelli della sera prima a piazza Igea, sono volati in aria
come coriandoli. Un omicidio preparato a tavolino, con la volontà precisa di uccidere.
Un omicidio commesso davanti a più di 30 poliziotti in divisa e in borghese, poliziotti mai interrogati
da un giudice. Un omicidio senza un colpevole, una pistola che ancora oggi non ha un padrone.
43 anni sono passati e l’assassino di Walter non ha un nome, nonostante la dichiarazione di Giusva Fioravanti al processo per la strage di Bologna “Ad uccidere Walter Rossi è stato mio fratello Cristiano”.
Dichiarazione che nessun giudice ha mai preso in considerazione. Il nostro dovere è pensare che tutti i giorni sono il 30 settembre, il nostro diritto è avere giustizia. Il dovere dello Stato e delle istituzioni è di arrestare e condannare l’assassino.
Noi non dimentichiamo, no, noi non dimentichiamo.
Le compagne e i compagni di Walter