Il contesto è quello delle proteste scoppiate in Bolivia, più precisamente nelle città di Sacaba e di Senkata, subito dopo le elezioni del 20 ottobre 2019, con un bilancio che raggiunse ben 35 morti e 833 feriti. Le accuse, quelle per violazione dei diritti umani, tra cui “repressione delle proteste e uso della forza da parte della polizia e delle forze armate”. A denunciarlo è Amnesty International, con un rapporto pubblicato poche ore fa.
Sessanta gli intervistati – parenti delle stesse vittime – che, per paura di ritorsioni, hanno scelto di restare anonimi, ma che hanno dato la possibilità a giornalisti e difensori dei diritti umani, di ricostruire quanto accaduto: “Le dichiarazioni e le prove raccolte indicano chiaramente che la polizia e l’esercito ricorsero a una forza non necessaria e sproporzionata, ma le autorità non hanno mai fornito chiarimenti su cosa accadde”.
Una violenza invocata dai principali esponenti del precedente governo, arrivati a minacciare il blocco delle città se le proteste non si fossero fermate. Nel documento si legge che “La Bolivia sta affrontando una grave crisi sociale e politica, acuita dalla pandemia da Covid-19, che pone il paese di fronte a un bivio. L’unico modo per uscirne è di porre al centro i diritti umani di tutti. Altrimenti la popolazione, soprattutto i gruppi storicamente emarginati, continuerà a subire violenza e violazioni dei diritti umani“, parole di Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe.
Con il recente aumento delle manifestazioni e, per conseguenza, dei posti di blocco, è a rischio il transito di forniture essenziali dirette alle varie comunità, forniture necessarie per fare fronte all’emergenza da Covid-19. Un rapporto, quello di Amnesty, che la scopo di denunciare, ma anche di avanzare delle richieste – raccolte in 20 raccomandazioni – e rivolte ai candidati alle elezioni presidenziali, previste per il 18 di ottobre, in cui si chiedono “assicurazioni che le violazioni dei diritti umani commesse dall’ottobre dello scorso anno siano oggetto di indagini e garanzie che saranno rispettati i diritti delle vittime e impedite ulteriori violazioni dei diritti umani”, raccomandando “di garantire la rapida entrata in funzione del Gruppo interdisciplinare di esperti indipendenti (Giei), sotto gli auspici della Commissione interamericana dei diritti umani”, la cui indipendenza è “fondamentale per determinare e chiarire le responsabilità degli atti di violenza e delle violazioni dei diritti umani commesse in Bolivia tra il 1° settembre e il 31 dicembre 2019”.
Non ultima la richiesta di Amnesty International alle autorità boliviane perché adottino “misure urgenti per affrontare l’emergenza causata dalla pandemia da Covid-19, che nelle scorse settimane ha raggiunto picchi allarmanti e colpito in modo sproporzionato gruppi già in condizioni di vulnerabilità, come i popoli nativi”.