“Volontari Inattesi – L’impegno sociale delle persone di origine immigrata” è un testo, recentemente pubblicato da Edizioni Erickson, a cura di Maurizio Ambrosini, docente di Sociologia delle migrazioni all’Università di Milano, e Deborah Erminio, dottore di ricerca in Sociologia presso l’Università di Genova.
Si tratta di un’indagine nazionale, curata dagli autori per il centro studi Medì, promossa da CSVnet, i cui risultati rovesciano la classica immagine degli stranieri, quella di beneficiari di aiuto da parte degli italiani, mostrando, al contrario, che esiste un considerevole numero di immigrati che si impegna in attività solidali, anche o soprattutto a vantaggio della popolazione italiana. “È in un certo senso un’esplorazione dell’altra faccia della luna“, scrive Ambrosini nell’introduzione.
700 questionari e 110 interviste in profondità, raccolti in 163 città italiane, i cui protagonisti provengono da 80 paesi diversi. A ciò si aggiunge il racconto dettagliato di 10 progetti di eccellenza attivi nella penisola e la descrizione delle esperienze di 5 grandi reti nazionali (Avis, Misericordie, Fai, Touring Club, Aido) che si avvalgono nelle loro attività del contributo volontario di cittadini di origine immigrata.
I ricercatori hanno dato alcuni precisi criteri per identificare la platea da indagare: la definizione “di origine immigrata” è stata intesa in senso ampio, comprendendo anche stranieri naturalizzati e seconde generazioni; tra le attività di volontariato sono state incluse non solo quelle strutturate e promosse da associazioni formali, ma anche quelle più informali; non sono state incluse le associazioni “di immigrati per immigrati”; è stato lasciato a margine della ricerca il fenomeno del lavoro volontario dei richiedenti asilo.
L’indagine cerca anche di comprendere chi sono le persone coinvolte, approfondendo i motivi del loro volontariato, le spinte interiori, le sollecitazioni esterne e i benefici, e se i percorsi intrapresi sono accompagnati da un’integrazione sociale avanzata (studio, il lavoro, l’accesso alla cittadinanza) o, viceversa, praticate da soggetti marginali, sono forme compensative di una mancata inclusione nella società.
La rete dei Centri di Servizio per il Volontariato si è fatta carico della diffusione e somministrazione del questionario, nonché della maggior parte delle interviste: “Si può parlare quindi di una ricerca partecipata, – sottolinea Maurizio Ambrosini, – che ha valorizzato la presenza e il rapporto dei CSV con le associazioni dei territori e con il volontariato di origine immigrata, stimolando nello stesso tempo l’interesse per il fenomeno”.
In conclusione, si può chiaramente affermare che le persone immigrate non contribuiscono soltanto con il loro lavoro all’economia del Paese, ma esprimono anche un insospettato dinamismo sociale, attraverso il loro impegno gratuito nel volontariato in servizi di pubblica utilità.