L’essere umano ha piedi, non radici (per sua fortuna)

Atlante delle migrazioni. Dalle origini dell’uomo alle nuove pandemie | di Giovanna Ceccatelli, Stefania Tirini, Stefania Tusini | Editore: Edizioni Clichy | Collana: Bastille | Data di Pubblicazione: maggio 2020 | ISBN: 8867995715 | Pagine: 445

AOSTA – Se avessimo radici saremmo piante; in realtà, abbiamo piedi. Parafrasando tanti antropologi, è da qui, da questa banale ovvietà, che potremmo partire per raccontare del magnifico Atlante delle migrazioni, scritto da Giovanna Ceccatelli con Stefania Tirini e Stefania Tusini, edito da Edizioni Clichy. È un testo esaustivo e propedeutico per affondare lo sguardo ancora più in profondità sui tanti temi che vengono proposti. La narrazione, completa ma lineare, spazia dalle origini delle migrazioni agli scenari tratteggiati dalle pandemie, toccando il dirompete tema delle migrazioni ambientali e delle forme di accoglienza (e, soprattutto, del perché del loro essere tali).

In questo testo la precisione dei dati forniti, le costanti bibliografie, le articolate discussioni sono meriti evidenti, in un momento storico come il nostro nel quale le autorità vengono discusse in nome di una presunta superiorità dei moti istintivi dell’animo. Si inizia, quindi, con l’analisi delle origini: da dove veniamo e dove siamo andati, nella nostra breve parentesi di esistenza (che pare tanto lungo ma che in realtà è un niente al cospetto del resto). Si prosegue poi nella narrazione della nascita delle migrazioni del mondo moderno, quelle che sì, ci hanno fatto conoscere ogni angolo più remoto del pianeta, ma che hanno anche inaugurato la stagione dello schiavismo e dell’affermarsi del colonialismo, con l’elaborazione delle sue dottrine sulla superiorità razziale (e, più resistente, culturale) che ancora affliggono e inquinano la pacifica convivenza. Il terzo capitolo, molto contemporaneo, passa in rassegna i motivi e le cause delle attuali migrazioni mondiali, con un particolare occhi di riguardo ai fenomeni sempre più dirompenti dei cambiamenti climatici, questione quanto mai importante e non più ignorabile. Anche nel capitolo quarto si parla del mondo attuale, della sua deriva nella considerazione di leggi umane e civili che parevano oramai accertate e inviolabili, con affondi intensi e interessanti nella normativa. L’analisi della situazione italiana è al centro del quinto capitolo, dove si presentano anche delle considerazioni su cosa potrebbe essere previsto e programmato per affrontare al meglio gli spostamenti di persone, mai emergenziali ma sempre strutturali dell’umanità, per sua stessa definizione.

La dedica, elegante e potente, svela l’intento profondo della scrittura (e pubblicazione) di questo testo: un pensiero “a coloro che ne avrebbero meno bisogno”, perché già informati e agenti; e, infine, ai bambini, i quali abiteranno il mondo in questa continua staffetta delle generazioni. Questo appello non è per nulla scontato né banale: la testimonianza rimane forse l’unico argine possibile all’affermarsi dei tuttologi da web e dei dispensatori di fake news. Solo con i dati, con le informazioni precise e dettagliate, si può riuscire a contrastare la finzione e la strumentalizzazione della realtà. La lettura di questo testo apre voragini di curiosità da saziare, di informazioni ulteriori da andare a reperire, insegna come scegliere tra le varie fonti e mette costantemente di fronte a bivi nei quali bisogna scegliere da che parte andare: è un’esortazione a non fermarsi mai alla superficie delle questioni ma a trovare il coraggio e la forza di immergervisi, con la consapevolezza che decidere di diventare esploratori della realtà sia più difficile e complesso che rimanere spettatori assonati e svogliati, deresponsabilizzati e ignavi.

È un compito titanico, quello che le autrici di questo testo si pongono come obiettivo; ricorda un po’ il supplizio di Sisifo. Ma, allo stesso tempo, come per una fortuna coincidenza, sorge subito in mente quel coraggioso paradosso di cui Camus scrisse divinamente: per non perdere la speranza, per conservare fiducia nell’essere umano e nella bellezza che sa creare, bisogna riuscire a immaginarci anche Sisifo felice.

Giulio Gasperini

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