Egitto: la libertà d’espressione corre seri pericoli!

Lo scorso 17 maggio, le forze di sicurezza egiziane hanno fermato la giornalista Lina Attalah, 37enne direttrice del sito d’informazione Mada Masr. Le hanno confiscato il cellulare e impedito di contattare il proprio avvocato; arrestata e poi rilasciata su cauzione dopo 12 ore, grazie soprattutto al clamore mediatico internazionale che ha generato la notizia, aspetto che le autorità egiziane non avevano messo in conto.
E’ tornata libera ma incriminata per aver “filmato una struttura militare senza autorizzazione”.
Vicenda chiusa con una buona notizia? In parte.

Lina Attalah è cofondatrice e direttrice di Mada Masr, testata online che professa un giornalismo libero e di qualità, uno dei pochi media indipendenti egiziani ancora attivi. Anche se il sito è da anni bloccato in Egitto, è da diverso tempo nel mirino delle forze di sicurezza del presidente Abdel Fattah al-Sisi. Lina Attalah, nel novembre 2019, era già stata arrestata e incarcerata per un breve periodo assieme ad altri colleghi di Mada Masr, la cui sede è stata perquisita a fondo, per un articolo che parlava del figlio del presidente.

Questo secondo arresto è avvenuto, invece, davanti al carcere di massima sicurezza di Tora, dove Lina si era recata a fare il suo lavoro, ovvero intervistare la madre dell’attivista Alaa Abdel-Fattah, tra i volti più noti della rivolta egiziana del 2011, detenuto dal settembre 2019, in sciopero della fame dal 12 aprile, dopo che gli è stato negato qualsiasi contatto con l’esterno, oltre al prolungamento della sua detenzione senza una vera udienza di convalida.

Laila Soueif, madre di Alaa, anche lei attivista e professoressa universitaria, da giorni dormiva in strada, davanti al penitenziario, per presidiare l’ingresso del carcere nel tentativo di far entrare un pacco con pochi beni essenziali, disinfettante, salviette, vitamine, una soluzione reidratante, qualche medicina e una lettera.
Anche questa vicenda si è chiusa con una buona notizia, pochi giorni fa, Alaa ha annunciato l’interruzione dello sciopero della fame, perché gli è stato comunicato il rinnovo della custodia da un giudice, cosa che permette al suo caso di rientrare almeno formalmente all’interno della legalità.

Resta in Egitto un serio problema di repressione della libertà d’espressione. Il parlamento ha recentemente adottato, quale “misura anti-terrorismo”, una nuova legge che autorizza la censura di massa nei confronti di portali informativi indipendenti e delle pagine Internet di gruppi per i diritti umani.
Il carcere di Tora è famoso perchè detiene numerosi oppositori politici, o presunti tali, del presidente, tra cui anche Patrick George Zaki, attivista e studente dell’Università di Bologna, in stato di detenzione preventiva dal 7 febbraio 2019, recentemente prolungata a causa dell’emergenza Covid 19, con le accuse, tra le altre, di propaganda eversiva e tentativo di rovesciare il regime.

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