Puntuale, nonostante il covid-19, è stata presentata al Parlamento la “Relazione sulla politica dell’informazione per la sicurezza”, così come previsto dalla legge, e consultabile sul sito del “Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica”.
Un lavoro strutturato da parte del Comparto intelligence “volto a garantire l’afflusso in sicurezza di capitali nel nostro tessuto produttivo, a supportare l’internazionalizzazione delle imprese italiane e a preservare le filiere industriali”.
Approfondimenti utili a verificare la trasparenza degli investitori esteri, considerato che “il crescente interesse verso le potenzialità delle tecnologie digitali, ha rilevato anche la produzione informativa sulle economie illegali e la criminalità organizzata, di cui è stata posta in luce la tendenza ad aggiornare i propri strumenti operativi soprattutto per quel che attiene alla movimentazione e al reimpiego di denaro di provenienza delittuosa”.
Si parla di “versatilità illecita”, intesa come propensione “a eludere i presidi antiriciclaggio e anti- evasione”, pro “tecnologie digitali e gli strumenti di tecno-finanza” come le criptovalute. Per passare dalla teoria alla pratica, si parla di “schemi sofisticati” orientati a ottenere “fatturazione per operazioni inesistenti, intestazioni di società a soggetti fittizi, cessioni di crediti di imposta, contrabbando internazionale di prodotti petroliferi immessi nei circuiti distributivi nazionali con l’utilizzo di documentazione fiscale falsa”, il tutto con il “supporto di studi professionali compiacenti”.
Cosa nostra mantiene la sua predominanza sui settori del gioco, delle scommesse e del ciclo dei rifiuti, così come nel tessuto produttivo delle aziende in difficoltà.
La ‘ndrangheta conferma la sua adattabilità alle esigenze del momento, tessendo “articolati network relazionali”, facendo riferimento in particolare ai 300 arresti avvenuti in seguito all’operazione di polizia “Rinascita-Scott” condotta nel mese di dicembre “nei confronti della cosca Mancuso di Limbadi”, operazione che ha portato alla luce rapporti “tra criminalità organizzata, massoneria e un ampio novero di imprenditori, avvocati, politici e amministratori locali”.
Diverse “matrici delinquenziali” sono state individuate nella capitale, con una estesa infiltrazione nel tessuto socio-economico locale, con particolare operatività “nel settore degli appalti pubblici e nella gestione del ciclo dei rifiuti”, mentre in alcune Regioni del Nord Italia sono emersi “traffici di rifiuti di varia natura” oltre che “illecite metodologie di smaltimento” come ad esempio il “riempimento di capannoni abbandonati e il tombamento di rifiuti in cave dismesse”.
Un rapporto diversificato che prosegue con l’analisi del fenomeno del terrorismo internazionale, dal profilo degli attentatori alle inchieste che hanno portato al sequestro di materiale per la produzione di esplosivi, fino al vero e proprio finanziamento del terrorismo, anch’esso sensibile all’utilizzo di strumenti digitali e di tecno-finanza.
Affari illeciti, terrorismo, immigrazione clandestina, fenomeni di eversione e di estremismo, insieme ai relativi contesti geo-politici, hanno condotto il Comparto intelligence verso l’elaborazione di strumenti preventivi e operativi, come l’istituzione del Perimetro di Sicurezza Nazionale.
Se è vero tuttavia che l’obiettivo è contrastare minacce alla sicurezza nazionale, siano esse di tipo economico o sotto forma di cyber-attacchi, è pur vero da quanto emerge, che sembrerebbe nato più per contrastare veri e propri utilizzi illeciti della tecnologia e degli strumenti ad essa connessi da parte degli ambienti di casa nostra
Elena Mascia