OLBIA – Inizio questo mio articolo sulla tappa sarda del Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, nella città di Olbia – tenutasi questo pomeriggio presso i locali della Stazione Marittima – dalla parte finale del comizio, quella in cui i toni si sono rilassati, gli animi si sono distesi e si stanno preparando alla lunga fila per un selfie accanto al Ministro al grido di “preparate i cellulari”.
Salvini cerca ritmo per chiudere la serata, chiede musica “come quella dei Tazenda” – dice – “ma non Salmo”. Prima gli italiani, prima i sardi, nonostante Salmo sardo lo sia a tutti gli effetti considerato che Olbia gli ha dato i natali.
L’ironia pungente sferza il comizio per tutta la durata: in una sala gremita, accolto da un’ovazione, tra dirette facebook e selfie selvaggi, Salvini apre con una battuta: “Sono salito su una seggiola rossa, spero che tenga” e prosegue “sono le ultime cose rosse che voglio vedere in Sardegna”.
Soddisfatto dell’affluenza, riporta l’ordine in sala, e chiede di non dover urlare per poter “mantenere il fiato e rispondere ai signori della Commissione europea” e fa la prima previsione: “Da marzo sarà la lega a liberare la Sardegna”.
Poco dopo inizia a parlare di risparmio, ottenuto “facendo arrivare molti meno immigrati” aspetto con il quale – rafforza – “si possono risparmiare un bel po’ di quattrini”. La ricetta è sempre quella: “Quando sono arrivato al Ministero mi hanno detto che dovevo rispettare le regole, i vincoli, i diritti, ho applicato un detto di mia nonna, chi fa da se fa per tre, e ho chiuso i porti”.
Salvini sfiora anche il tema spopolamento: “Ho sentito parlare di ripopolamento dei piccoli centri grazie agli immigrati, ma come si fa a ripopolare con gli immigrati che manco possono mangiare il porcetto?” e conclude con il solito slogan “ma torna a casa tua se non ti sta bene”.
Tema migranti, ripopolamento dei piccoli centri, ed infine garanzie e promesse: “Sono in grado di garantire onestà, competenza, sacrifici, amore” e promette “smonterò la legge Fornero pezzo per pezzo”.
Un comizio breve quello di Salvini, che non poteva concludersi senza l’impeto che lo contraddistingue: “Dal 3 dicembre se sei un richiedente asilo e commetti un mezzo errore ti convoco e torni a casa tua”. Espressioni sentite e risentite, come “Se uno dice prima i sardi, non è razzismo”, ed ancora qualche riferimento generico per toccare proprio un po’ di tutto: “Se fossi una donna inorridirei all’idea dell’utero in affitto”.
Frasi sparse ad effetto, per una chiusura-appello rivolta ai presenti: “Se voi nei prossimi tre mesi portate in giro questo entusiasmo noi stravinciamo”. Termina così l’intervento di Salvini, poco parlato è vero, perché il tempo principale è stato passato davanti agli smartphone dei presenti, in fila per un selfie “ad ogni costo”.
Elena Mascia