“Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia” (antico proverbio africano)
NAPOLI – A pochi passi dalla Stazione della Funicolare di parco Margherita, in pieno centro della città, sorge qualcosa di più di un semplice ristorante “ etnico”.
Sto parlando del Kikana, inaugurato il 26 ottobre del 2017, grazie a un gruppo di giovani richiedenti asilo e rifugiati della startup Tobilì, un’esperienza all’avanguardia per i tempi che stiamo vivendo e per il mondo della cosiddetta integrazione, frutto del lavoro svolto dalla cooperativa L.E.S.S Onlus.
Vittorio Bianco, responsabile del settore comunicazione, mi spiega che il Kikana nasce da un percorso di integrazione di giovani titolari di protezione internazionale provenienti da vari paesi tra cui: Mali, Somalia, Egitto, Turchia e Armenia. Dopo un percorso di inserimento lavorativo con laboratori e corsi di cucina, il gruppo, unito dall’entusiasmo comune per una nuova opportunità, si è fortificato e ha trasformato questo piccolo sogno in una cooperativa.
Il giovane staff, continua Vittorio, è impegnato in varie attività non solo di cucina ma anche di catering ed eventi culturali che si svolgono negli ambienti decisamente accoglienti del locale, con un rapporto qualità-prezzo davvero sorprendente.
Entro nel locale e attraversando odori e colori mi dirigo in cucina, nel cuore delle attività e mi rivolgo allo Chef Bouyagu, 20 anni maliano, in Italia da quattro. Mi confessa che “non sapevo cucinare quasi nulla oltre i piatti di casa, ma tutto è iniziato condividendo ricette e piatti dei propri paesi d’origine“. Con occhi fieri mi dice che “questa è una grande opportunità per me e i miei compagni, mi sento molto fortunato di essere arrivato in una città accogliente come quella di Napoli“.
Alla fine Bouyagu mi lascia alla mia cena in una realtà in cui si respirano profumi dal Mondo, sfoglio un menù sorprendente e ricercato nell’accostamento di pietanze e bevande in cui si mescolano sapori africani e mediorientali. Molto consigliato : il sorriso di Bouyagu.
Marta Sampogna
photo credit: Marta Sampogna