MILANO – Prima parziale vittoria di Mariem Ferjiani, l’attrice tunisina che ha studiato alla Scuola civica di cinema del Comune di Milano e per la quale la Questura aveva disposto il figlio di via, proprio nei giorni in cui lei sfilava sulla croisette del Festival di Cannes. Il Tribunale amministrativo regionale (Tar) ha infatti accolto la richiesta di sospensiva dell’espulsione, presentata dai legali della 28enne attrice.
«Hanno accettato di sospendere il foglio di via perché Mariem ha anche un lavoro -spiega l’avvocato Livio Neri-, e il dover lasciare l’Italia le cagionerebbe un danno». Quindi Mariem potrà rimanere a Milano, in attesa che il Tar entri nel merito della vicenda.
L’odissea di Mariem nasce dal fatto che la Questura di Milano non le ha riconosciuto il diritto di convertire il permesso di soggiorno per motivi di studio in uno per lavoro, perché il diploma della Scuola civica non è equiparato a un diploma di laurea.
Secondo i legali dell’attrice la Questura avrebbe dato un’interpretazione sbagliata dell’articolo 22 del Testo unico sull’immigrazione. Articolo che prevede che il permesso di soggiorno per studio possa essere convertito in uno per lavoro quando si è conseguito “il dottorato o il master universitario ovvero la laurea triennale o la laurea specialistica”.
«Tale norma non può essere interpretata in senso così restrittivo – scrivono gli avvocati nel ricorso – da escludere dalla sua applicazione gli studenti stranieri che abbiano frequentato i corsi per i quali erano stati autorizzati ad entrare sul territorio nazionale e a soggiornarvi e, al termine degli stessi, abbiano ottenuto in Italia diplomi e attestazioni che, seppur non formalmente equiparati ad una laurea triennale, ad essi siano equiparabili».
Non solo. In realtà, il Ministero dell’Istruzione e quello dei Beni culturali hanno di recente firmato un decreto in cui dispongono l’avvio delle procedure burocratiche per arrivare ad equiparare i diplomi delle scuole civiche ai diplomi di laurea triennale. Una questione dunque essenzialmente burocratica, nella quale Mariem è rimasta impigliata. E rischia di dover lasciare l’Italia nonostante abbia studiato in una scuola di alta formazione, abbia un lavoro come interprete e sia sulla buona strada del successo nel cinema. «Il paradosso è che, ora che il Tar ha sospeso il provvedimento, io non posso lasciare l’Italia fino a quando il tribunale non entrerà nel merito della vicenda. E cioè nel 2018. Quindi prima non potevo stare in Italia, ora non posso lasciarla»