Il prossimo 1° febbraio, alle 11, a Roma presso la Sala Stampa Estera, in via dell’Umiltà n. 83, sarà presentata la terza giornata Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone (Gmpt), che sarà celebrata il prossimo 8 febbraio e che avrà come filo conduttore il tema “Sono bambini! non schiavi”.
All’incontro, saranno presenti gli organizzatori della giornata e le testimonianze di coloro che cercano di portare il loro aiuto a chi è rimasto coinvolto nella tratta.
L’evento, che viene celebrato nel giorno in cui si ricorda la memoria liturgica di Santa Bakhita, che conobbe nella sua vita le sofferenze della schiavitù, è promosso da Talitha Kum (Uisg-Usg), la rete internazionale della vita consacrata contro la tratta di persone, in coordinamento con il Dicastero per la vita consacrata, il Pontificio Consiglio di giustizia e pace, il Pontificio Consiglio dei migranti e popoli itineranti, l’Accademia delle Scienze Vaticane, Caritas Internationalis, l’Unione internazionale delle associazioni femminili cattoliche (Wucwo) e il gruppo di lavoro contro la tratta della Commissione giustizia e pace delle Unione internazionali delle superiore e dei superiori generali (Uisg/Usg).
Negli ultimi trent’anni, si calcola che sono stati circa 30 milioni i bambini coinvolti nella tratta. Attualmente nel mondo, ogni due minuti, una bambina o bambino è vittima dello sfruttamento sessuale. più di 200 milioni di minori lavorano, di cui 73 milioni hanno meno di 10 anni. Di questi piccoli, ogni anno ne muoiono 22 mila a causa di incidenti di lavoro.
E proprio a questa giornata è dedicato anche il nuovo sito www.preghieracontrotratta.org, dove è possibile trovare tutti gli eventi che si svolgeranno nella settimana dal 2 all’8 febbraio 2017, e le storie di questi piccoli.
Come quella di Lalani una ragazza di 16 anni che frequentava il liceo a Melbourne, portata dai genitori con l’inganno di una vacanza nel loro paese di origine, dove invece l’attendeva un matrimonio forzato. Quando la ragazza si è ribellata, i suoi genitori sono tornati in Australia, portandosi via il suo passaporto e lasciandola sola in preda alla disperazione per il suo destino deciso da altri. Tramite Facebook, i compagni di scuola di Lalani in Australia, sono riusciti a raggiungerla e attraverso il sito “My Blue Sky” a denunciare ciò che stava accadendo e a salvare la loro amica. La ragazza è riuscita ad ottenere nuovi documenti di viaggio e un biglietto aereo per ritornare in Australia, dove è stata accolta da una ong.