Le PAGINE della RESISTENZA

Arrendersi o perire!“. Con tale parola d’ordine il CNL proclamò l’insurrezione in tutti i territori italiani ancora occupati dalle truppe nazifasciste. È la mattina del 25 Aprile 1945.

È il giorno in cui come canta Francesco Guccini in Quel giorno d’Aprile “l’Italia cantando ormai libera allaga le strade“.  È il giorno della liberazione dell’Italia dal nazifascismo.È la vittoria della Resistenza partigiana, di cui la memoria è viva e resa immortale dalle testimonianze di chi l’ha vissuta e fatta.

Piero Calamandrei, membro del CNL e uno dei padri costituenti definisce la Resistenza nella sua ode a Kesselring “un monumento, ora e sempre“, e nel suo discorso del 26 gennaio 1955 agli studenti milanesi evidenzia l’indissolubile rapporto esistente tra Costituzione e Resistenza.

La Resistenza ha segnato le pagine della storia italiana e non solo. Anche quelle della letteratura. Italo Calvino nel romanzo I sentieri dei nidi di ragno ci racconta della Resistenza come un sogno, così come è vista dagli occhi di Pin, il bambino protagonista del romanzo, per cui la Resistenza rappresenta l’ottimismo delle nuove generazioni vincitrici.

Vasco Pratolini legge la Resistenza in una dimensione corale e collettiva, in cui le vicende dei singoli si intrecciano tra loro e ripone nei giovani protagonisti dei suoi romanzi la fiducia in una società futura libera dall’oppressione nazifascista.

Cesare Pavese, analizza la Resistenza alla luce della sua esperienza personale. Nella Casa in Collina, l’autore rappresenta attraverso il suo protagonista Corrado, giovane intellettuale torinese, in una vicenda che ha vissuto in prima persona. Lui, infatti, come Corrado aveva trovato rifugio sulle colline torinesi dai bombardamenti della guerra e come Corrado era intimamente logorato dallo scontro mai risolto tra desiderio di partecipazione e regressione nella propria intimità e solitudine. Nella Luna e i falò, invece, parla della guerra partigiana non come una vittoria contro l’oppressore e mette invece in evidenza le tragedie che essa ha cagionato e il dolore che ha provocato nel cuore dell’uomo, così come in quello dello scrittore stesso.

Come Pavese, anche Beppe Fenoglio analizza la Resistenza alla luce di motivi privati. Nel Partigiano Johnny rappresenta tale realtà storica da lui vissuta in prima persona come dolore, sofferenza e solitudine. Ma le parole più belle, e monito per tutti, restano quelle del “partigiano Presidente” Sandro Pertini: «La Resistenza,oggi, consiste nel difendere le posizioni che noi abbiamo conquistato: democrazia e Repubblica»

Maria Rosaria Pianese

photo credit: ANPI Brescia 

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