La Basilica di San Pietro ospita rifugiati eritrei

ROMA – Lo scorso mese di  settembre, Papa Francesco aveva lanciato un appello alle parrocchie di tutto il mondo affinchè «accogliessero una famiglia di profughi, e due in particolare hanno risposto efficacemente alla chiamata: quella di Sant’Anna e la parrocchia della Basilica di San Pietro, la ”casa” di Bergoglio. Mentre a Sant’Anna – come riferisce la Santa Sede in una nota – hanno trovato accoglienza mamma, papà e due figli di nazionalità siriana», la ”Fabbrica di San Pietro” ha concesso un appartamento a via Gregorio VII a una famiglia eritrea: mamma e cinque figli, di cui due però devono ancora arrivare. Al momento si trovano in un campo profughi in Etiopia, da cui si spera ripartiranno per l”italia nei prossimi giorni grazie al lavoro di intermediazione che la comunità di Sant’Egidio sta conducendo. Questa famiglia era riuscita a raggiungere tra mille difficoltà la Norvegia, ma per le regole della Convenzione di Dublino – che obbliga i migranti a fare richiesta di asilo solo nel paese europeo di primo approdo – è stata costretta a ritornare in Italia.

Proprio oggi a Bruxelles il commissario alla Migrazione Dimitris Avramopoulos ha ammesso la necessità di rivedere tale Convenzione, che rende molto complicato dal punto di vista burocratico alle persone migranti di raggiungere il paese europeo da loro scelto, e che li obbliga invece a permanere in un altro in cui hanno minori possibilità di ricostruirsi una vita (poichè non hanno parenti, amici, contatti o semplicemente non conoscono la lingua, a differenza spesso del paese verso cui erano diretti).
photo credit: Colonnade at Saint Peter’s Square in Vatican City via photopin (license)

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