La sera del primo ottobre 1862, a Palermo, dodici persone vengono pugnalate. Una di esse morirà qualche tempo dopo in seguito a complicazioni sorte nella cura della ferita. Uno dei pugnalatori viene arrestato, si tratta di Angelo D’Angelo che farà anche il nome dei suoi complici.
Per tre di loro arriva la condanna a morte per gli altri la condanna a vita ai lavori forzati. Dopo lunghe attività di indagine venne indicato come mandante il principe di Sant’Elia, ma le sue reali responsabilità non furono mai accertate.
L’unico dato certo è che tale episodio è stato il primo esempio, in Italia, di “strategia della tensione“. Pubblico ministero al processo contro i “pugnalatori” fu il magistrato piemontese Guido Giacosa che, successivamente, in un dossier, esternò tutto il suo disappunto per non essere riuscito ad accertare per intero le responsabilità in capo agli imputati.
m.d.
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