Jerry e Peppe: i simboli del riscatto

Jerry è un giovane con tanti sogni e tante speranze. Il suo sogno più grande? Vivere una vita migliore.
Peppe è un giovane con tanti sogni e tante speranze. Il suo sogno più grande? vivere in una terra migliore.
 
Jerry è sudafricano. Peppe è di Casal di Principe.
Peppe entra in seminario e si laurea. Jerry, nonostante la povertà,  riesce a frequentare la scuola e terminare gli studi.
 
Jerry vive sotto la dittatura dell’apartheid. Peppe vive sotto la dittatura della camorra.
 
Peppe assiste al dolore di tante famiglie che vedono i loro figli finire miseramente vittime o mandanti delle organizzazioni della camorra.
Jerry prova il dolore dell’uccisione di sua figlia di appena sette anni.
 
Jerry si ribella,  va via dal suo paese e giunge in Italia. Peppe si ribella e resta nel suo paese: in Italia.
 
Peppe diventa prete. Jerry diventa rifugiato politico
Peppe è parroco nella sua Casale. Jerry raccoglie pomodori a Villa Literno.
 
Peppe si chiede Dio da che parte sta. Jerry si chiede dove sono lo spazio di vita, la ventata di civiltà, e l’accoglienza che gli avrebbe permesso, in Italia, di vivere in pace e di coltivare il sogno di un domani senza barriere né pregiudizi.
 
Jerry grida alla tv che è deluso, che avere la pelle nera in questo paese è un limite alla convivenza civile. Peppe grida dall’altare che i camorristi impongono con la violenza, armi in pugno, regole inaccettabili.
 
Jerry viene ucciso, il 25 agosto del 1989, da balordi che vogliono rubargli quei pochi soldi guadagnati nei campi. 
Peppe viene ucciso dalla camorra, il 19 marzo 1994, nella sagrestia della sua parrocchia. 
 
Don Peppe Diana e Jerry Essan Masslo sono oggi considerate due figure-simbolo del riscatto dell’agro aversano. 
 
Due persone così lontane per cultura e provenienza ma che hanno dato forza ai movimenti di lotta nati sulla scia dei loro sacrifici. Da un lato le battaglie antirazziste per l’integrazione ed il riscatto dei migranti e dall’altro le battaglie anticamorra contro il potere criminale. Due storie che imprimono una forza straordinaria a quello che oggi è diventato un unico grande movimento di liberazione che parte dall’agro e contamina tutta la Campania.  
Michele Docimo
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