La mostra della Città degli Uffizi al giro di boa del primo mese. L’evento più straordinario nella storia di Casal di Principe: una mostra d’arte di livello mondiale in un bene confiscato diventato polo museale, va avanti macinando eventi e presenze e diventa una realtà culturale dell’agro e dell’intera regione Campania.
Chiediamo ad Alessandro de Lisi, responsabile del progetto R_Rinascita che, insieme a First Social Life ha promosso la mostra una “interpretazione autentica” dell’ evento.
«La città degli Uffizi a Casal di Principe – esordisce De Lisi – è una fabbrica della fiducia. Un’idea di mostra in un bene confiscato alla camorra è la storia di una rivoluzione. Gli Uffizi, una fra le più prestigiose istituzioni culturali del mondo, organizza insieme a First Social Life ed R-Rinascita, una mostra a Casal di Principe, in uno dei territori più martoriati e devastati del Paese. Per la prima volta in Italia delle opere d’arte vengono esposte in un luogo che lo Stato ha liberato sottraendolo, con la confisca, alla camorra e restituendolo alla popolazione. Nella villa confiscata a Egidio Coppola “Brutus”, uomo di camorra, trovano spazio opere eccezionali da Artemisia Gentileschi a Mattia Preti, da Andy Warhol alle Mater Matute di Capua, sculture femminili pre cristiane».
Una mostra, quindi, che non è solo una mostra…
«Da questa mostra prende il via un progetto di riqualificazione politica, dell’economia e della società: un vero e proprio distretto della fiducia che nasce con l’obiettivo di riconsegnare agli abitanti di Casal di Principe il proprio territorio».
Ci sono tanti giovani attorno al progetto, chi sono?
«Sono i cittadini di Casal di Principe, ragazze e ragazzi, che diventano Ambasciatori della Rinascita e si trasformano in narratori d’eccezione. Raccontano il bello ed il brutto che convive nelle terre a queste latitudini: i beni confiscati alle mafie e gli ampi spazi che ha ancora il dominio criminale».
Chi altro c’è dietro la macchina Città degli Uffizi?
«Imprenditori coraggiosi, cooperative di giovani, lo stesso direttore degli Uffizi : un mecenate, un sindaco che di mestiere fa il medico fra i migranti, sono solo alcuni dei protagonisti di una rivoluzione che sta cambiando la storia di una intera comunità. Facendo azioni culturali, politiche ed economiche che portano alla nascita di imprese vive sul territorio. Alla nascita, in poche parole, di una economia della conoscenza. Una economia sana che non ha bisogno di solidarietà mondana né di elemosina sociale».