TEVEROLA – L’ impegno di tenere bene a mente chi ha subito sulla propria pelle la dittatura militare della camorra: per questo il momento focale della nona tappa del Festival dell’Impegno Civile sarà la deposizione di un’opera in marmo nella piazzetta che a Teverola sarà intitolata a Genovese Pagliuca, un ragazzo che come tanti desiderava una vita normale, e che solo per aver compiuto una delle azioni facenti parti di questa tanto preclusa normalità, oggi si ritrova ad essere un nome nella lunga lista delle vittime innocenti della criminalità organizzata.
L’evento, il quarto nel giro di quattro giorni, va a costituire il culmine di un poker di tappe della oramai consueta kermesse svolta interamente sui beni confiscati, confermando il legame del festival con un territorio, quello dell’agro aversano, che è stato fautore e fruitore di una crescita umana e morale che forse proprio Genovese, e come lui chi abitava Teverola e i paesi del circondario già più di vent’anni fa, non sarebbero giunti a credere possibile. Ma domenica ci sarà la sorella, Giovanna Pagliuca, a dare la propria testimonianza di cittadina, oltre che di stretta parente di chi ha pagato nel sangue l’ecatombe umana delle nostre terre, e a dimostrare l’ottimistica consapevolezza di una lotta già in atto ma da continuare a sostenere,
Ad accompagnare il suo intervento nel bene confiscato di via II Dietro Corte ci sarà il magistrato della Suprema Corte di Cassazione Raffaello Magi, a testimonianza della trasversalità sociale della rivoluzione culturale di cui il sacrificio di Don Peppe e di tanti altri ne è il seme più fruttuoso. Oltre al pubblico ministero noto per l’impegno giudiziario nell’ambito del Processo Spartacus, daranno il proprio contributo anche Francesco Diana in rappresentanza del Comitato Don Peppe Diana, organo ideatore del festival, oltre a Giuliano Ciano, componente del direttivo del Forum Nazionale dell’Agricoltura Sociale.
“Memoria ed impegno: modelli positivi per la costruzione di comunità sane”: oltre a quella memoria e quell’impegno giustamente onnipresenti nelle locandine di questo festival, nel nome del dibattito di domenica salta all’occhio anche la dicitura “modelli positivi”. Vi sarà la possibilità di apprendere tali modelli dalla voce di chi ha profuso le proprie capacità nel costruirli: lo stesso Giuliano Ciano è tra coloro che quattro anni fa diedero vita alla Nuova Cooperazione Organizzata (la versione sana dell’acronimo NCO), e che oggi ancora lavorano alla attuazione di una filiera agroalimentare sostenibile che sia stabilmente di livello internazionale, oltre che nazionale e locale. L’esempio di chi virtuosamente concilia attitudini imprenditoriali e spiccata sensibilità sociale e di chi ha pagato con il sangue la prepotenza della parte insana della nostra comunità: un binomio alla base della seconda delle tappe teverolesi del festival, e che è da ritenere necessario per la realizzazione di quella comunità sana citata come obiettivo nel titolo dell’evento. Genovese voleva, come ogni essere capace di amare, difendere la propria fidanzata dalle violente avances di Angela Barra, che desiderava intraprendere una relazione omosessuale con Carla (il nome della ragazza della vittima): una storia solo curiosa all’apparenza, ma basta sapere che questa Angela era l’amante di un certo Francesco Bidognetti per immaginare con rabbia e disprezzo quale sarebbe stato il destino del giovane garzone di macelleria.
Genovese fu infatti crivellato dal piombo portatore di morte ed omertà il 19 gennaio 1995, dopo un anno di tormenti e minacce. Negli anni successivi molti fattori misero in moto la cosiddetta “macchina del fango”, che a quanto pare non risparmia nessuno, e si disse che quel povero sventurato fosse in realtà stato coinvolto in una faida. Ma oggi la comunità teverolese, dopo aver riconosciuto i propri errori di valutazione e giudizio già da tempo, si appresta ad intitolargli addirittura una piazza, per fare in modo che il nome di Genovese entri a far parte della quotidianità dei suoi stessi concittadini, e che risuoni come diktat per tenere sveglie le coscienze contro la deviazione morale ed umana figlia del fenomeno camorristico. A suggellare questo importante momento vi sarà anche Alessandra Tommasino, responsabile della memoria di Libera Caserta, oltre ad Antonio Zacchia, presidente di Sì Teverola Onlus e componente del direttivo Migr-Azioni aps, che si farà moderatore degli interventi degli ospiti e del neoeletto sindaco Dario di Matteo. Ripartendo dalla comunità stessa e dai suoi stessi simboli si potrà dar largo alla speranza.
Mariano Scuotri