Franceschini apre gli Uffizi a Casal di Principe

I dipinti di Caravaggio e Giordano esposti a Casal di Principe hanno entusiasmato il Ministro dei beni e delle  attività culturali Dario Franceschini, intervenuto alla inaugurazione dell’evento che per ben quattro mesi vedrà importanti opere degli Uffizi (e non solo) esposte in un bene confiscato alla camorra.

Oggi l’orgoglio di un popolo può essere esternato in tutto il suo splendore – ha detto il rappresentante del governo – perché abbiamo assistito alla forte e più che giusta riappropriazione del nome ‘casalesi’ da parte di chi merita, ponendo la parola fine al nesso sillogistico casalesi-clan criminale”.

Non è altro che la suggellazione di ciò che in un precedente intervento, sempre nella stessa conferenza di presentazione del progetto, ha ribadito il sindaco Renato Natale, che ha dimostrato ancora una volta la sua essenza di fautore del punto focale di svolta, dei sogni a lungo inseguiti, del lavoro onesto che vince sul malaffare e sul clientelismo: “Qualche tempo fa appariva impossibile che il più importante museo del mondo potesse esporre i propri tesori a Casal di Principe: ora tutto questo è realtà, e grazie solo alla nostra tenacia e alla cooperazione di realtà vincenti”.

L’amministratore locale ha dunque azzardato un’altra riflessione, approfittando anche della presenza dell’alta carica istituzionale, prospettando che il paese di Don Diana sia eletta capitale italiana della cultura entro la fine del proprio mandato. “Può sembrare un’utopia, ma ciò che stiamo festeggiando oggi deve essere l’inizio di un percorso che preveda tali sensazionali obiettivi – ha ribattuto il ministro alle parole del sindaco – se manifestazioni di questo tipo, conquistate con il sudore dei suoi visionari e attuatori, non avranno seguito, sarà tutto inutile e si rischierà di precipitare di nuovo nel baratro dell’indifferenza”.

Di percorso da attuare facendone pilota la mostra degli Uffizi se ne è fatto sostenitore lo stesso direttore della Galleria Fiorentina, Antonio Natali, che da uomo di arte e cultura ha espresso la propria idea di valorizzazione ed idealizzazione, intesa come costruzione del nuovo per seppellire ciò che ha ammantato con un velo di onta e veleno morale un intero territorio per decenni.

Il direttore ha perfettamente interpretato quella che è anche la mia idea di matrice storica – ha continuato poi Franceschini – a mio parere pochi, anche se laceranti, decenni di criminalità e deviazione morale di una parte della società non possono supplire alla storia millenaria di questa terra crogiuolo di qualità umane e ambientali”.

La Campania degli scavi di Pompei abbandonati a sé stessi come vittima di un’eruzione ancora più cocente, delle gallerie cittadine che cadendo uccidono metaforicamente e, addirittura, materialmente, delle regge abbandonate a depositi di rifiuti è quella che il rappresentante del governo ha voluto denunciare e inquadrare con amarezza come esempi tangibili di una regione che non ha saputo sfruttare le proprie infinite potenzialità.

La Campania è la regione in Italia che ha il maggior numero di risorse culturali e paesaggistiche, lo dicono i dati: ora per valorizzarle davvero c’è bisogno dello stesso impegno profuso per realizzare questa iniziativa”.

Il ministro ha concluso il proprio icastico ma accorato intervento con un fondamentale impegno: “Il governo oggi ha dato inizio ad una collaborazione: ora ci sarà bisogno di un lavoro parallelo per cogliere i frutti di quello che è già un esempio per il Paese, ovvero la realizzazione di un polo museale in un vecchio luogo di morte dove ora trionfa la vita dei Casalesi onesti”.

photo credit: Etiket Comunicazione

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