2014: Un anno di notizie migranti

Se il 2013 ha rappresentato l’annus horribilis dell’immigrazione in Italia, con la terribile strage del 3 ottobre, costatata la vita a 368 persone, il 2014 è l’anno delle proteste, degli scandali e delle promesse mancate.

L’epilogo dell’anno che volge al termine è caratterizzato da due notizie che arrivano dalla Capitale, con lo scoppio delle proteste a Tor Sapienza, periferia est di Roma, e lo scandalo dell’inchiesta Mafia Capitale (denominata anche “Mondo di mezzo”).

Due fatti che vedono protagonisti, loro malgrado, immigrati e rifugiati e riaprono il dibattito sulla gestione dell’accoglienza nel nostro paese e sul business che ne consegue.

L’altro aspetto che caratterizza il 2014 è l’arrivo sulle nostre coste di oltre 200 mila migranti e la fine dell’operazione Mare nostrum, considerata un vero e proprio orgoglio nazionale, un riscatto del nostro paese dopo quel tragico 3 ottobre.

A sostituirla, solo formalmente, è Triton, un’operazione dell’agenzia Frontex che si occupa del monitoraggio delle frontiere.

Ma mentre si torna al controllo dei confini, tutto intorno lo scenario va gradualmente cambiando. La fotografia dell’immigrazione restituita dai dati è diametralmente opposta a quella offerta dal dibattito pubblico e politico.

Secondo l’ultimo dossier statistico 2014 il nostro paese attrae sempre meno gli immigrati: ad arrivare non sono persone in cerca di lavoro ma rifugiati o migranti che qui hanno già una famiglia. Nonostante questo, però, per i diritti civili c’è ancora da attendere: la riforma della legge sulla cittadinanza, per esempio, è una delle principali promesse mancate di questo 2014.

“Tu c’hai idea quanto ce guadagno traffico di droga rende meno”. E’ questa la frase simbolo dell’inchiesta che ha disvelato il sistema mafioso alla base della gestione degli appalti per l’accoglienza dei rifugiati, la gestione dei campi rom e di altri servizi legati al welfare. A pronunciarla è Salvatore Buzzi a capo della cooperativa 29 giugno e braccio destro di Massimo Carminati, ex Nar, e a capo secondo gli inquirenti coordinati dal procuratore Giuseppe Pignatone, di una vera e propria cupola mafiosa. L’indagine arriva a meno di un mese da un altro grave fatto che scuote la Capitale: l’assalto a un centro di accoglienza in cui sono ospitati 26 minori non accompagnati e alcune famiglie di rifugiati.

Le ragioni del raid, che ha poi comportato il trasferimento dei ragazzi minorenni dalla struttura, sono ad oggi tutte da chiarire, e c’è chi non esclude un collegamento con la gestione mafiosa dell’accoglienza: una spedizione punitiva contro la cooperativa Un sorriso, per evitare che partecipasse ad altri bandi.

Ma i giorni di Tor Sapienza sono il ritorno delle proteste anti-immigrati. Con i cittadini in strada, giorno e notte, che chiedono di mandare via gli stranieri, rei di aggiungere degrado e problemi alle periferie già martoriate. Polemiche che hanno una eco nazionale e che costituiscono una vera involuzione rispetto al dibattito sull’immigrazione: si continuano a reiterare, infatti, informazioni sbagliate e vere e proprie bufale per cavalcare l’onda dell’odio antistraniero. Eppure l’anno si era aperto sulla scia delle parole di papa Francesco, che aveva urlato “Vergogna” di fronte alla strage del 3 ottobre.
Le parole di sdegno di papa Bergoglio, si erano unite a quelle delle associazioni e dei politici, e avevano convinto il governo Letta a dare il via a Mare nostrum.

L’operazione di salvataggio e ricerca in mare che però dopo solo un anno di vita si conclude il 31 ottobre 2014. Nonostante gli appelli del mondo dell’associazionismo, infatti, il nuovo governo Renzi decide di porvi fine. Eppure il bilancio di un anno di operazioni in mare, con oltre 100 mila persone salvate sulle 200 mila che hanno raggiunto la penisola, è riconosciuto da tutti come fonte di orgoglio nazionale.

A sorvegliare le acque europee a sud dell’Italia è la nuova operazione Triton, messa in campo dall’agenzia europea Frontex con lo scopo di un monitoraggio delle frontiere. Operazione che come spiegato dal direttore di Frontex, Gil Arias Fernandez, non sostituisce Mare nostrum. La nuova missione ha l’ordine di fermarsi, infatti, a 30 miglia dalla costa, per sorvegliare la frontiera italiana (ed europea). Non arriva a ridosso delle coste libiche come faceva invece la marina militare. E alle prime imbarcazioni inviate oltre la linea di confine prevista, non si sono fatte attendere le proteste dei vertici dell’agenzia europea. Nel frattempo, però, non si arrestano le morti nel Mediterraneo.

L’ultima tragedia, datata inizio dicembre, è costata la vita a 18 persone a largo di Lampedusa, e ha sollevato aspre critiche per il clima di incertezza venutosi a creare con la fine di Mare nostrum. “Chiederemo conto all’Europa di queste morti” ha tuonato François Crépeau, l’esperto di diritti umani dell’Onu.

Nonostante le morti e l’allarme su nuove stragi, l’immigrazione nel 2014, è vista ancora e soprattutto come un’invasione e una minaccia nel dibattito pubblico e politico. Ma i dati statistici raccontano tutta un’altra storia. E in particolare che, complice la crisi, il nostro paese non attrae più gli stranieri. Sono sempre meno quelli che arrivano in cerca di lavoro, mentre aumentano le persone che in Italia vengono per motivi familiari. I ricongiungimenti nell’ultimo anno sono stati ben 76.164. Chi arriva, dunque, spesso ha già qui il suo nucleo. Quasi un milione sono, poi, i minori mentre le nuove nascite registrate sono oltre 77 mila.

Segno di una presenza che va sempre più stabilizzandosi: le famiglie con almeno un componente straniero sono ormai oltre due milioni. In aumento sono anche i richiedenti asilo: nei primi mesi del 2014 il numero delle domande di protezione internazionale ha quasi equiparato l’intero numero del 2013. Nonostante questo, però, il nostro paese è al quinto posto per l’accoglienza in Europa: molto più di noi fanno la Germania, la Francia, l’Inghilterra e la Svezia.

Ma il cambiamento del fenomeno migratorio non va di pari passo con il riconoscimento dei diritti civili. Anche il 2014 si chiude con un nulla di fatto sul fronte della riforma della legge sulla cittadinanza. Nonostante le promesse del premier Renzi di una legge in aula entro l’anno, un testo condiviso non c’è ancora. Il governo ha rinnovato il suo impegno, spostando l’asticella di qualche mese, all’estate 2015, ma le associazioni temono che ci sarà una “mediazione al ribasso sui criteri del riconoscimento per arrivare a una riformicchia che scontenterà tutti”. Eppure qualche tentativo di cambiare i toni del dibattito pubblico, rimettendo al centro la persona e non solo i confini e le frontiere c’è stato.

Il 2014 è anche l’anno del film evento “Io sto con la sposa”, prodotto dal basso da oltre seimila persone con un incasso record di centomila euro. Un film che ha conquistato con un insolito white carpet il festival del cinema di Venezia e ha tentato di cambiare così il racconto del fenomeno migratorio nel nostro paese.

photo credit: Cifa Onlus via photopin cc

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