Lavoro: l’occupazione straniera cresce più di quella italiana

Aumentano gli occupati stranieri nel 2013. Sono in tutto 2.355.923, 22mila unità in più rispetto all’anno precedente ( di questi 14.378 sono i comunitari e 7.497 gli extracomunitari).

La crescita dell’occupazione straniera è in controtendenza rispetto a quello che accade per gli italiani (dove si registra una flessione di 500 mila unità).
Il tasso di occupazione straniera, infatti, rimane più alto rispetto a quello della popolazione italiana (58,1 per cento tra gli immigrati contro il 55 per cento degli italiani) a differenza di quello che accade in paesi come Francia (55,3 vs 64 per cento), Regno Unito (67,2 per cento vs 71 per cento) o Germania (60 per cento vs 74 per cento).

Lo rivela il quarto rapporto “Gli immigrati nel mercato del lavoro in Italia” realizzato dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali, e presentato oggi a Roma.

Lo studio sottolinea che dal 2007 (anno della massima crescita dell’occupazione) al 2013, a fronte di un calo superiore a 1,6 milioni di italiani, l’occupazione degli stranieri è aumentata di ben 853 mila unità. In questo periodo, di riflesso, l’incidenza degli stranieri nel mercato del lavoro italiano, comunque declinata, è aumentata.

Essa ha assunto valori rilevanti sia a livello aggregato – toccando, nel 2013, quota 10,5 per cento del totale degli occupati – che a livello settoriale, in particolare nelle costruzioni (19,7 per cento), nei servizi (10,7 per cento), in agricoltura (13 per cento).

Ma a incidere sull’occupazione straniera è soprattutto la componente femminile impiegata nei servizi di cura e alla persona, ( come badante o assistente familiare oltre l’80 per cento del totale della forza lavoro occupata è immigrata), settore in cui si rileva una crescita dell’occupazione extra Ue pari a +43,8 per cento su base annua.

Se a livello generale il numero di occupati comunitari ed extracomunitari ha fatto registrare un lieve incremento, anche a fronte di un crollo dell’occupazione nativa, il tasso di occupazione tra gli stranieri da ormai alcuni anni segnala una tendenza al peggioramento; dal 2008 ha infatti perso 5 punti percentuali, attestandosi all’attuale 58,1 per cento – spiega il rapporto -. L’occupazione di cui si parla è, inoltre un’occupazione tendenzialmente schiacciata su qualifiche di basso livello: il lavoro manuale non qualificato costituisce la forma principale di inquadramento professionale della forza lavoro straniera.”

A parità di livello di istruzione “alto” (in altre parole laurea e post lauream), ricorda ancora il rapporto, la quota di lavoratori stranieri impiegati con mansioni di basso livello è pari al 22,6% del totale, a fronte dello 0,4% degli italiani e nondimeno quest’ultimi per l’83,4% svolgono la funzione di Dirigenti, professioni intellettuali e tecniche contro appena il 34,9% degli stranieri laureati.
Forte l’impatto della crisi economica sulle fasce di età inferiori ai 30 anni. Sul lungo periodo (2007- 2013), l’occupazione degli under 30 italiani è calata drasticamente (-1,162 milioni di occupati) a fronte di una crescita dei giovani stranieri (+63 mila circa).

Il fabbisogno di manodopera a basso costo, la necessità di reperire personale per lo svolgimento di mansioni così dette di “cura – spiega il rapporto – in settori che tradizionalmente hanno andamenti asimmetrici rispetto al ciclo economico e che risultano essenziali pena l’implosione del welfare italiano, fondato sulla famiglia piuttosto che sui servizi pubblici, nel complesso garantiscono una più ampia appetibilità della forza lavoro immigrata e dunque, in caso di perdita dell’occupazione, maggiore rapidità nel rientrare nel mercato”.

L’occupazione immigrata tiene ma perde in qualità, e c’è un rilevante aumento della disoccupazione che colpisce le famiglie. Qui non si parla di irregolari che arrivano sulle nostre coste ma persone che vivono qui, perdono il lavoro e spesso si trovano a dover lavorare in nero o con stipendi molto ridotti. Obiettivo del ministero è quindi quello di investire sulle politiche attive ma anche sulla formazione e il reinserimento dei lavoratori immigrati”. E’ quanto ha sottolineato la sottosegretaria al Welfare, Franca Biondelli, intervenendo alla presentazione del rapporto. Secondo Biondelli quella sul mercato del lavoro “non deve diventare una guerra tra poveri” perché ad essere colpiti sono anche gli italiani, ma bisogna lavorare per evitare che i lavoratori immigrati finiscano nel sommerso.
Stiamo portando avanti – spiega – anche un dialogo con i paesi di origine delle persone che lavorano nel nostro paese. Ma anche sulla formazione, perché per accoglierli nel mercato del lavoro devono avere una qualifica”.

photo credit: Gianni Dominici via photopin cc

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