ROMA – Il dipartimento per l’Immigrazione, quello per le Politiche antidroga e l’ Agenzia per i beni confiscati alle mafie sono senza vertici ormai da mesi: si attendono riforme e nomine, ma allo stato attuale vige soltanto l’incertezza più assoluta e in alcuni casi lo stallo delle attività. Tematiche, quelle affrontate dall’agenzia e i dipartimenti in questione, quanto mai nell’occhio del ciclone, ma le nomine non sembrano essere in cima all’agenda politica del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, anche se, secondo alcuni, qualcosa potrebbe arrivare proprio dal prossimo consiglio dei ministri di venerdì, con il varo del decreto per la riforma della Pubblica amministrazione, ma si tratta soltanto di ipotesi.
Stride l’assenza di un capo al Dipartimento per l’Immigrazione e le libertà civili, mentre in Italia gli arrivi via mare hanno già superato di gran lunga quelli di tutto il 2013. Secondo l’Unhcr, infatti, in poco meno di sei mesi sono arrivati circa 52 mila immigrati e i numeri continueranno a crescere, contro gli oltre 40 mila dello scorso anno. La figura del capo dipartimento, spiegano dal Viminale, in questo caso manca dalla fine di dicembre dello scorso anno. L’ultimo ad aver ricevuto l’incarico, il prefetto Angela Pria che si è dimesso per la nomina ad altro incarico, divenuto consigliere presso la Corte dei conti. A tenere il timone, oggi, il vice capo dipartimento, il prefetto Riccardo Compagnucci.
Sempre a carico del Viminale, inoltre, la nomina del direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. L’ultimo ad aver avuto l’incarico, il prefetto Giuseppe Caruso che all’agenzia Redattore sociale aveva raccontato le difficoltà enormi che l’agenzia viveva con l’attuale configurazione. Il prefetto, però, per raggiunti limiti di età non è stato in grado di continuare la propria battaglia e il 28 febbraio scorso è andato in pensione. Sono tre mesi e mezzo, quindi, che l’Agenzia non ha un direttore, come si può leggere direttamente sulla pagina dedicata a questa figura sul sito dell’agenzia, dove al centro della pagina c’è scritto solo “In attesa di nomina”. Tuttavia, dall’agenzia fanno sapere che ci sono ipotesi di riforma, ma oltre alle voci non c’è nulla di concreto. Quel che è certo, raccontano dall’agenzia, è che sono ben 4 mesi che non vengono più destinati beni confiscati. Senza il direttore, infatti, non si può riunire il consiglio direttivo e paradossalmente non si può neanche approvare il bilancio annuale, scaduto il 30 aprile scorso. La figura del direttore dell’agenzia la sceglie il Viminale e deve essere un prefetto, ma le cose potrebbero cambiare, anche se ad oggi spiegano dall’agenzia è difficile fare previsioni sui tempi per approdare ad un cambiamento radicale della struttura.
Senza capo anche il Dipartimento politiche antidroga, mentre in Italia si fa sempre più forte il dibattito sulle droghe, alimentato dalla recente sentenza della Corte Costituzionale che nei mesi scorsi ha messo fuori gioco la legge Fini- Giovanardi sulle droghe. Alla Consulta, inoltre, si è aggiunta anche la decisione della Cassazione di procedere con il ricalcolo delle pene inflitte sulla base di una legge ormai incostituzionale. Non ultima, l’introduzione di nuove tabelle distintive per le droghe con la conversione in legge del decreto promosso dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. Anche sul Dpa non sono mancate le voci su una possibile ridefinizione del dipartimento, ma ad oggi l’unica certezza è che manca un capo dipartimento dall’8 aprile scorso e fra 20 giorni scade il termine ultimo per presentare la Relazione al Parlamento sulle tossicodipendenze e le droghe in Italia. Il nome dell’ex capo dipartimento Giovanni Serpelloni, intanto, sul sito del governo compare ormai nell’elenco cessati dall’incarico.
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