MILANO – Non solo “Nutrire il pianeta, energia per il pianeta”. Milano avrà anche un altra specie di Expo, questa volta a tema migrazioni: Metropolis 2014. Dal 3 al 7 novembre 2014 Milano sarà la sede di workshop e tavoli di discussione sui flussi migratori, le politiche dell’accoglienza e quelle repressive. Un palcoscenico prestigioso, sei mesi prima dell’apertura dell’Expo “ufficiale”.
Le iscrizioni per i partecipanti, singoli o associazioni, sono aperte.
Sul sito www.metropolis2014.eu è possibile anche proporre tavoli di discussione e workshop all’interno di otto filoni:
il fenomeno delle migrazioni forzate causate dalle tensioni e dai conflitti nel Mediterraneo;
le sfide che i migranti irregolari pongono ai cittadini e ai governi dei Paesi che li accolgono;
le politiche dell’Unione europea per la governance delle migrazioni nei prossimi 10 anni sulla base dei cambiamenti istituzionali introdotti con l’entrata in vigore del trattato di Lisbona;
la possibilità di accordi commerciali regionali per favorire una cooperazione intercontinentale nella gestione delle migrazioni;
migrazioni, cibo e cultura: l’alimentazione come lente attraverso cui esplorare la proliferazione delle industrie culturali e la diversità produttiva nelle città;
il vantaggio competitivo della diversità: analisi delle politiche pubbliche e imprenditoriali volte ad attrarre immigrati di talento le cui competenze possono essere fonte di arricchimento per tutti;
migrazione come strumento di sviluppo;
il ruolo dei mezzi di comunicazione, tra cui i social media, nel guidare l’opinione pubblica in merito ai migranti, alla migrazione e alla diversità culturale.
Tra i temi di dibattito, il modo in cui le società devono accogliere i migranti “irregolari” solo perché sprovvisti di un documento che permetta loro di restare su un territorio.
«Conviene escludere o proteggere gli immigrati irregolari? – si domanda Maurizio Ambrosini, professore di sociologia all’Università di Milano – Credo che convenga includerli non per buonismo, ma perché è utile per il bene della società». Un esempio: i presidi medici per gli immigrati irregolari, le mense per i poveri aperte anche agli stranieri e tutti i servizi per cui non è necessario mostrare un documento.
Negli Stati Uniti questo fenomeno è nato negli anni Ottanta. Alcune importanti città come Los Angeles, San Francisco, New York, Miami, Detroit e Seattle hanno emanato ordinanza per disobbedire alla legge federale ed evitare che i migranti irregolari venissero immediatamente identificati e rispediti in massa. Le hanno chiamate “sanctuary cities”.
In Europa non è mai stato necessario «ma attraverso la triangolazione con gli enti del privato sociale e del no profit abbiamo creato anche noi dei nostri presidi garantiti a tutti», aggiunge Ambrosini. Certo, bisogna farlo senza parlare apertamente d’immigrazione: l’argomento è ancora uno dei temi più divisivi nelle campagne elettorali.
«Non ho fiducia che la scienza possa cambiare il pensiero comune – aggiunge Ambrosini – ma un maggiore coinvolgimento della società può contribuire a cambiare il pensiero comune sull’immigrazione».
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