300 persone provenienti da tutta Italia e da diversi paesi europei scrivono in modo collettivo un documento per la libertà di movimento. Anche Notizie Migranti ha fatto la sua parte.
LAMPEDUSA – «Lampedusa ha un ruolo centrale nel Mediterraneo per collegare i diritti di chi fugge dalle guerre con i diritti di chi vive sulla linea di confine, entrambi gli aspetti devono entrare nella Carta di Lampedusa».
È quanto ha affermato Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa e Linosa nel suo intervento nell’ambito della Carta di Lampedusa. Dal 31 gennaio al 2 febbraio, circa 300 persone rappresentanti di numerose associazioni si sono date appuntamento sull’isola per scrivere la Carta, rispondendo a un appello lanciato da Melting Pot dopo la morte di circa 600 persone nei due naufragi del 3 e dell’11 ottobre 2011.
«È una bellissima partecipazione – ha esordito Nicolini – qui vedo un mondo, un pezzo d’Italia che della lotta per i diritti ha fatto la ragione della propria vita e che ha seguito quest’isola nelle sue vicende altalenanti, capendo la grande forza e capacità d’accoglienza della mia comunità».
Nel suo intervento la prima cittadina delle isole Pelagie ha chiesto che «Lampedusa diventi un soggetto attivo e non passivo della Carta». E ha continuato spiegando i problemi della sua comunità di frontiera: «per l’approvvigionamento idrico, noi siamo legati alla nave cisterna, mentre le isole del Nordafrica da decenni hanno i dissalatori».
Il sindaco di Lampedusa e Linosa ha ricordato diverse volte la visita del Papa della scorsa estate. «Il papa non finiva di stupirsi per quanto questa piccola comunità ha saputo affrontare flussi migratori che sono grandi per noi, ma non per l’Europa – ha detto – se l’Europa con i suoi 500 milioni di abitanti non può ospitare le poche migliaia di persone che passano da Lampedusa, allora il re è nudo. E’ evidente che le potenze europee non possono più ignorare la situazione».
Il discorso si è poi spostato sulle politiche di frontiera che hanno influenzato il ruolo dell’isola e la situazione vissuta dai suoi abitanti negli ultimi anni. «Non basta chiudersi in una fortezza per difendere un’economia che è in crisi – ha continuato Nicolini – nel Mediterraneo e nel mondo ci sono tante Lampedusa. Quindi la nostra isola può e deve diventare non solo la leva per costringere l’Europa a rendere effettivo il diritto d’asilo e a combattere veramente la tratta di esseri umani, ma deve diventare un posto dove si investe per farla diventare un modello».
Il sindaco ha poi precisato: «Non vogliamo più essere la frontiera da militarizzare con un clima di continua emergenza, perché non è stata la geografia da sola a fare tutto quello che è stato fatto di Lampedusa. Vogliamo diventare un modello per tutte le Lampedusa del mondo, che potrebbero cambiare il loro destino se solo si cominciasse a guardare il confine in un modo diverso». Nicolini ha sottolineato che la visita del Papa e il naufragio del 3 ottobre scorso hanno contribuito a una svolta nella percezione dell’isola nell’immaginario collettivo, rispetto al passato.
«L’informazione è stata per troppo tempo la grancassa delle politiche propagandistiche che hanno fatto scempio dei diritti umani e dell’immagine dell’isola – ha spiegato il sindaco – La politica securitaria aumenta la propaganda e la paura. Qui le forze dell’ordine ci aiutano a soccorrere i migranti, come è successo con il naufragio».