Il ventre di Napoli si trasforma in città metropolitana
Nel capoluogo campano un gruppo di ragazze e ragazzi tenaci ci mettono anima e corpo per realizzare quella che definiscono “una trasformazione dal basso di Napoli in una città metropolitana, secondo un modello di sviluppo democratico, capace di offrire servizi a tutti gli abitanti a prescindere dallo status di cittadinanza”.
È il collettivo del Laboratorio Occupato Insurgencia, con sede in via Vecchia San Rocco 18 all’interno di un edificio occupato dieci anni fa da tre ragazzi, nucleo fondatore di quella che oggi è una delle realtà giovanili più vitali al centro e nelle periferie di Napoli.
“Dieci anni di occupazioni, lotte, assemblee, lacrime e sorrisi”, ricorda Davide, uno di quelli della prima ora. “L’occupazione – spiega uno degli attivisti, Leandro Sgueglia, ricercatore – è una delle nostre pratiche e serve per auto-recuperare degli edifici abbandonati del patrimonio pubblico, trasformandoli in luoghi di socialità, cultura, servizi”.
Gli attivisti sono una sessantina, ma la comunità al completo conta circa 200 persone. Nel novembre 2012, sulla scia della mobilitazione che si scatenò dopo la dichiarazione dell’allora ministra al Lavoro Fornero che definì i giovani “choosy”, ovvero “schizzinosi” rispetto alla ricerca di un lavoro, un gruppo di attivisti, tra di loro studenti, ricercatori e precari, occupò due strutture abbandonate dell’università Federico II di Napoli, in via Mezzocannone, centro storico.
In quei luoghi oggi ci sono una libreria, una sala di registrazione musicale, una sala studi, un punto di incontro per giovani, studenti, giornalisti. Un’altra ala dell’edificio è destinata ad attività di svago e divertimento, vi si organizzano feste e serate musicali.
A dicembre del 2013, ad essere occupati sono stati gli spazi della Galleria Principe Umberto di Napoli, di fronte al Museo Archeologico Nazionale: anche in questo caso si tratta di luoghi che fino a quel momento nessuno aveva utilizzato, noti soltanto come riparo per i clochard della zona.
Quello che oggi si chiama “Spazio Sud”, condiviso con l’associazione di universitari Link, ospita anche l’associazione e squadra multietinica Afro-Napoli United, in cerca di una sede, e accoglierà a breve sportelli per giovani e migranti.
All’interno delle attività di “Mezzocannone Occupato” c’è anche la scuola di italiano per immigrati, che richiama ogni giorno gente anche dalla provincia napoletana.
Le lezioni sono cominciate ad ottobre 2013 e oggi sono frequentate da circa 25 persone, soprattutto uomini di nazionalità nigeriana, ma anche srilankesi e bengalesi.
“Molti migranti vengono anche da Villa Literno – spiega Serena Kaiser, una delle volontarie che anima il corso – ad indicare come si tratti di un bisogno molto sentito e poco soddisfatto a livello istituzionale. L’obiettivo finale è quello di formalizzare questo percorso di studi, in modo tale che chi frequenta possa poi dare l’esame”.
Per il suo decimo compleanno, il collettivo di Insurgencia, con la scuola di italiano, parteciperà al meeting internazionale per scrivere la Carta di Lampedusa, che si svolgerà dal 31 gennaio al 2 febbraio sull’isola siciliana.
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