BOLOGNA – Un laboratorio di idee, un confronto aperto per arginare le difficoltà crescenti che si registrano in Bolognina, in particolare nell’area compresa tra le vie Barbieri, Fioravanti, Carracci, Ferrarese e Matteotti.
Il progetto ‘Con-vivere Bologna tra memoria storica e nuove visioni. Percorsi partecipati per l’elaborazione di patti di convivenza urbana’ è promosso dai Quartiere Navile e San Vitale: oggi è ai blocchi di partenza.
Obiettivo ultimo, la definizione di un vero e proprio patto di convivenza, guida per la Pubblica Amministrazione nel caso di future progettazioni e politiche di sviluppo sul territorio in oggetto. Con-vivere sarà gestito dall’Urban Center e il Centro studi avanzati sul consumo e la comunicazione (Cescocom) del Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’ateneo cittadino.
L’intenzione è coinvolgere attivamente i cittadini per affrontare il problemi e prendere decisioni per rendere la zona sempre più simile a quella che molti dei residenti desiderano. L’area Bolognina, infatti, sta vivendo una grande trasformazione urbana e sociale: ospita la nuova sede del Comune (in Liber Paradisus), da poco è stata aperta la nuova stazione. In essa convivono attività commerciali storiche e molto recenti.
Dal punto di vista sociale, la presenza di cittadini stranieri provenienti da tutto il mondo è particolarmente elevata e, pur facendo registrare un’alta densità residenziale, gode di spazi pubblici di modestissime dimensioni. “Serve gettare le basi per una convivenza serena e priva di tensioni e, contemporaneamente, avviare una riflessione condivisa sulle vocazioni del territorio”, spiegano dal Quartiere.
Il progetto si articolerà in diverse fasi. È appena partita la prima, l’attivazione del tavolo di negoziazione fondamenta del progetto.
Nei prossimi due mesi, si cercherà di individuare testimoni privilegiati e portatori di interesse, di rilevare le dinamiche e i temi percepiti come prioritari ed evidenziare le possibili connessioni da promuovere tra individui, gruppi, organizzazioni ed enti. La fase successiva prevede l’organizzazione di micro eventi e workshop per creare una base condivisa, a cui seguirà un confronto creativo e – nelle intenzioni – costruttivo.
In aprile, la discussione sarà aperta a tutti, momento propedeutico all’elaborazione di un documento finale. Da giugno a dicembre, la fase di monitoraggio per testarne la validità. “Con questo progetto vorremmo promuovere una “nuova Bologna”, lontana dagli stereotipi – spiegano i promotori –, con protagonista la collaborazione tra i commercianti e le associazioni delle diverse culture, per esempio. Ci piacerebbe dare un contributo verso la soluzione dei conflitti intestini verso una presa di responsabilità condivisa”.
photo credit: Niccolò Caranti via photopin cc
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