BRUXELLES – Un piccolo passo verso una grande rivoluzione per la distribuzione di libri accessibili per non vedenti in tutto il mondo è stata fatto in questi giorni, con la richiesta – da parte della Commissione Europea – della delega dei ventotto Stati membri per votare il Trattato di Marrakech sulle eccezioni al copyright per i ciechi.
Attualmente, i non vedenti hanno accesso a una percentuale di libri stimata fra l’1 e il 5% di quelli presenti sul mercato, e circa duecentocinquanta milioni di persone, a livello globale, potrebbero avere grandi benefici in termini di occupazione e di istruzione se tutti i libri che vengono pubblicati fossero disponibili in Braille, in formato elettronico e a caratteri ingranditi.
Ma andiamo per ordine: cos’è e cosa prevede il Trattato di Marrakech? Si tratta di un documento approvato dall’Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale (Ompi) a giugno del 2012, che stabilisce che le organizzazioni che rappresentano gli interessi dei non vedenti possano scambiarsi i libri non disponibili sul mercato in versione accessibile senza sottostare alle leggi sul copyright.
Per fare un esempio pratico, che è da prendere solo a scopo esplicativo, se io scrivessi un libro e questo libro, pubblicato in Italia, non fosse distribuito in versione accessibile, se un’organizzazione di non vedenti inglesi volesse registrare il libro su formato elettronico o stamparlo in Braille, non dovrebbe sottostare alle leggi sul copyright e quindi pagare a me e alla casa editrice i diritti d’autore per la versione accessibile. Se invece il libro fosse prodotto in versione accessibile, allora le leggi sul copyright varrebbero come per qualsiasi altro prodotto editoriale.
Il punto importante del trattato, è che quest’ultimo dovrebbe incoraggiare le case editrici a produrre un numero sempre maggiore di testi accessibili, perché in questo modo non perderebbero i loro diritti d’autore. Per entrare in vigore, il Trattato di Marrakech ha bisogno della ratifica di almeno venti paesi, ma ovviamente più paesi firmeranno e ratificheranno l’accordo, più questo avrà efficacia.
E qual è la novità di oggi? La novità è che oggi la Commissione Europea ha adottato uno strumento che le permetterà di chiedere la delega ai ventotto Stati membri per firmare il trattato senza dover passare dalle consultazioni nazionali, risparmiando così – almeno si spera – un po’ di tempo. Per Pierre Delsaux, vice direttore generale della Direzione Mercato Interno della Commissione, intervenuto a una tavola rotonda sull’argomento, questo significa che ci sono buone speranze che il trattato venga firmato dall’Unione Europea entro ottobre 2014, mese in cui scadrà il mandato dell’attuale esecutivo di Bruxelles. Dopo la firma, però, ci sarà ancora bisogno della ratifica da parte dei singoli Stati membri, che si spera possa avvenire per una gran parte di essi nel 2015.
Un altro aspetto da sottolineare è come, per bocca dello stesso Delsaux, la Commissione ha rassicurato le organizzazioni dei non vedenti sul fatto che non teme che la lotta dei ciechi per libri accessibili rappresenti un cavallo di troia per minare le leggi europee sul copyright. La revisione di tali leggi è prevista nei prossimi anni, e fino a ora l’UE si era dimostrata restia a combattere questa battaglia che i non vedenti definiscono civile e in favore di un diritto fondamentale delle persone, quello alla cultura e all’istruzione, proprio perché da Bruxelles si temeva che la scusa di testi in formato accessibile potesse essere utilizzata per affrontare un argomento molto più vasto e molto scottante quale quello della difesa della proprietà intellettuale.
Ma come prendono le associazioni di non vedenti questo passo avanti della Commissione? Dan Pescod, dell’inglese Royal National Institute for the Blind (RNIB), che ha lavorato all’accordo per il Trattato di Marrakech, spiega a Redattore Sociale: “Sembra assurdo che ci siano voluti sei mesi alla Commissione per fare una richiesta simile agli Stati membri. Il passato non lo possiamo cambiare, però ora chiediamo a Bruxelles che faccia tutto quanto in suo potere per velocizzare il processo di firma e poi di ratifica del trattato. A parte tutti gli aspetti legali, su cui comunque ci riserviamo di chiedere un’opinione formale al Parlamento europeo – continua Pescod – è importante che sia l’UE che gli Stati membri mostrino la volontà politica di agire. Se c’è questa, i progressi saranno rapidi”.
“Se vogliamo trovare qualcosa di positivo – conclude – l’iniziativa della Commissione di chiedere la delega agli stati membri è incoraggiante, così come è positivo che il commissario al Mercato Interno Michel Barnier abbia detto che il problema va affrontato con la massima urgenza, ma in termini pratici ancora non abbiamo visto nessun risultato concreto”.