Immigrazione: 2013 annus horribilis

Papa Francesco che a Luglio rende omaggio ai migranti morti in mare mentre tentavano di raggiungere l’Italia e l’Europa.

Le decine di corpi senza vita, chiusi in sacchi azzurri e distesi sul molo dell’isola.

E i migranti nudi e al freddo che, davanti a tutti, vengono “disinfettati” nel cortile del Centro di prima accoglienza.

Sono tre delle immagini più forti che segnano il 2013 italiano in fatto di immigrazione. E tutte e tre hanno come scenario l’isola di Lampedusa.

La strage. La seconda immagine, in particolare, è quella della più grande strage del Mediterraneo, che ha coinvolto il nostro paese e che si è consumata il 3 ottobre scorso scuotendo l’Italia e il mondo: 369 persone morte, dopo l’ incendio di un barcone al largo della spiaggia dei Conigli, mentre tentavano di raggiungere il nostro paese. Una tragedia che, però, non resta un fatto isolato: soltanto una settimana dopo, l’11 ottobre, un altro barcone con 260 persone a bordo si rovescia, muoiono altri 34 migranti affogando a pochi chilometri dalle coste siciliane. Due stragi, più di 400 morti, e un grosso dibattito che si riapre e che coinvolge il nostro paese mettendo al centro la questione dell’accoglienza, le leggi sull’immigrazione e la partita della regolazione dei flussi.

Mare nostrum e lo scandalo della mancata accoglienza. Il governo italiano si muove subito annunciando a metà ottobre la missione “militare-umanitaria” Mare nostrum che prevede un rafforzamento del dispositivo di sorveglianza in alto mare. “Incrementeremo e utilizzeremo il pattugliamento con unità anfibie – spiega il ministro della Difesa Mario Mauro -, con capacità di esercitare comando e controllo, dotate di elicotteri a lungo raggio e capacità ospedaliera e di soccorso, spazi ampi di ricovero per i naufraghi. Avremo 4 altre navi della Marina: due pattugliatori e due fregate”. L’Italia fa anche appello all’Europa chiedendo di non essere lasciata sola nella gestione dei flussi e nell’accoglienza. E così dopo aver visitato l’isola, il presidente della commissione Ue Josè Manuel Barroso annuncia uno stanziamento di 30 milioni di euro per l’Italia. Fondi per rafforzare un modello di accoglienza che resta ancora sotto accusa, per oltre due mesi i superstiti (minori compresi) vengono lasciati senza un sostegno adeguato.
Il video del Tg2 e la protesta di Chaouki. Il problema torna alla ribalta proprio in chiusura di questo annus horribilis per la questione migratoria in Italia. Un video del Tg2 diffuso il 16 dicembre mostra le condizioni disumane con cui vengono trattati i migranti, alcuni dei quali superstiti delle due stragi, nel centro di prima accoglienza di Lampedusa. Volano le accuse, il ministro Alfano sospende il contratto all’ente gestore, le associazioni tornano sul piede di guerra e anche l’Europa annuncia una procedura di infrazione nei confronti del nostro paese. La vicenda ha una clamorosa appendice quando domenica 22 dicembre il deputato del Pd Khalid Chaouki, nato in Marocco e responsabile dei “Nuovi italiani”, in visita a Lampedusa decide di auto rinchiudersi nel centro fino a che lo stesso non verrà sgomberato dagli oltre 200 migranti presenti (che secondo la legge sarebbero dovuti restare lì per un massimo di 96 ore). La battaglia di Chaouki ha successo: il 24 vengono evacuati tutti i migranti, compresi i superstiti della strage del 3 ottobre che venivano trattenuti come testimoni nell’indagine contro gli scafisti.
Quello che resta è la consapevolezza di un sistema inadeguato a fronte dei numeri esigui dell’accoglienza nel nostro paese. Rispetto al resto d’Europa, infatti, siamo solo al sesto posto per numero di rifugiati accolti, con valori assoluti molto più bassi delle nazioni più grandi. Ma i dati sono ancor più sorprendenti se si guarda all’incidenza dei rifugiati sul totale della popolazione. In questo caso il nostro paese scivola al 14esimo posto del’Ue a 28, ultimo tra le grandi nazioni dell’Unione europea esclusa la Spagna.

Nel 2014 legge sull’asilo e Ius soli? Per il nuovo anno restano, quindi, sul tavolo i nodi cruciali di una revisione delle leggi, a partire dalla Bossi-Fini, chiesta gran voce dalle associazioni e dalle organizzazioni che si occupano di immigrazione, insieme a nuove forme di aiuto, come l’istituzione di corridoi umanitari e soluzioni sicure per permettere ai migranti di raggiungere l’Europa senza dover mettere a rischio la propria vita. Nell’occhio del ciclone anche i Centri di identificazione ed espulsione, di cui sono ormai noti gli alti costi per lo Stato ma anche la mala gestione e la violazione di alcuni diritti fondamentali. Intanto la ministra dell’Integrazione Cécile Kyenge ha annunciato per il 2014 un Testo unico sull’asilo che recepisce tutte le direttive europee in materia.

Nel corso dell’anno a riaccendersi, però, è stato anche il dibattito sulla revisione delle legge sulla cittadinanza, con l’introduzione di uno “ius soli temperato” per permettere ai figli (nati in Italia o arrivati in tenera età) dei migranti regolarmente residenti sul territorio di poter diventare cittadini italiani prima dei 18 anni. Attualmente in discussione alla Camera ci sono oltre venti proposte di legge che dovranno essere in un unico testo che con tutta probabilità vincolerà la possibilità di ottenere la cittadinanza italiana al percorso di studi svolto in Italia. Su questa ipotesi stanno, infatti, convergendo le maggiori forze politiche: avremo una sorta di “ius culturae” dunque, come già proposto dal precedente ministro dell’Integrazione Andrea Riccardi.

Resta da capire, però, se il Parlamento permetterà ai bambini nati in Italia di essere considerati italiani all’avvio del percorso scolastico (6 anni) o alla fine della scuola dell’obbligo (14 anni). In quest’ultimo caso la tanto agognata riforma per molti non sarebbe che una beffa, l’età per ottenere la cittadinanza infatti si abbasserebbe di soli 4 anni.

Immigrati vittime della crisi, sempre meno i permessi per lavoro. Ma il 2012 è stato anche l’anno in cui la crisi che ha colpito il paese ha mostrato i suoi effetti sulla popolazione straniera. Secondo il dossier statistico immigrazione di Idos e Unar nel 2012 c’è stata una flessione degli ingressi legati all’occupazione: i visti rilasciati per motivi di lavoro subordinato sono scesi da 90.483 nel 2011 a 52.328 nel 2012 (in entrambi i casi i numeri sono inferiori al periodo precrisi), mentre aumentano i flussi di ritorno. Sul totale delle presenze, però, si registra un aumento degli immigrati anche se – spiegano i ricercatori – “particolarmente contenuto” e legato principalmente ai nuovi nati e ai ricongiungimenti familiari. Anche la Fondazione Ismu segnala una perdita di attrattiva del nostro paese a causa del blocco del mercato del lavoro. E prevede nei prossimi anni un rallentamento del tasso di crescita della popolazione immigrata nel paese, che dall’attuale 7 per cento scenderà fino all’1,3 tra il 2030-2035. A diminuire sarà soprattutto la componente rumena, oggi al 21 per cento, che toccherà quota 15,8 nel 2035, mentre cresceranno gli immigrati di origine marocchina (+3 per cento circa tra 24 anni) e indiani dal 2,6 al 5,2 per cento nello stesso lasso di tempo.

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