Malta e Italia rallentarono i soccorsi. Servono ulteriori indagini
“Sono scioccata dall’inchiesta pubblicata su L’Espresso che rivela che le oltre 200 persone in fuga dalla Siria morte durante la tragedia dell’11 ottobre avvenuta in mare tra Lampedusa e Malta avrebbero potuto essere salvate”.
È quanto afferma Tineke Strik, relatrice per l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) in un comunicato diramato questa mattina con cui riapre la ferita delle tragedie del mare, commentando un’inchiesta di Fabrizio Gatti.
“È chiaro che molti degli errori che ho rilevato dopo la mia indagine riguardante un incidente avvenuto nel 2011 – spiega Strik -, in cui persero la vita 63 migranti perché furono ignorate le loro richieste di soccorso, sono stati ripetuti”.
A preoccupare Strik, soprattutto “i presunti ritardi” nei soccorsi. “Sembrerebbe che questi siano stati causati, in primo luogo, da un disaccordo tra Italia e Malta su chi avesse dovuto assumersi la responsabilità del salvataggio – spiega -, in secondo luogo dal fatto che alla richiesta di soccorso non è stata accordata l’urgenza necessaria affinché fosse data assistenza immediata”.
Secondo Strik, “le nuove rivelazioni di oggi sembrano dimostrare, ancora una volta, che alcune navi erano vicine e avrebbero potuto prestare soccorso velocemente”.
Soccorsi che nonostante i ritardi hanno permesso di mettere in salvo 212 persone, mentre la stessa Strik valuta positivamente l’impegno assunto dal governo italiano con l’Operazione Mare Nostrum, lanciata dopo la tragedia.
Restano, però, delle domande a cui occorre trovare le risposte, per chiarire le ragioni che hanno portato a fare gli stessi errori del 2011. Per questo, spiega Strik, “servono ulteriori indagini. Quel che è chiaro è che si sarebbe potuto salvare delle vite umane”.
photo credit: hidden side via photopin cc