NAPOLI – «A Napoli esistono delle povertà nascoste che difficilmente emergono. Dunque, anche un’iniziativa come la pizza a otto, per quanto possa apparire paradossale oggi, è espressione del fortissimo disagio che la città sta attraversando». È quanto dichiara all’Agenzia Sir Mario Di Costanzo, responsabile dei percorsi socio-politici della Diocesi di Napoli, commentando la notizia che una storica pizzeria di Napoli, nel centro storico della città, ha deciso di «rispolverare l’antica tradizione in voga fino agli anni Cinquanta-Sessanta: consentire alle persone di pagare la pizza dopo un numero indicativo di otto giorni», come spiega l’ideatore dell’iniziativa, Gino Sorbillo.
Il ritorno della “pizza a otto” non meraviglia Di Costanzo: «Con la crisi e i licenziamenti ci sono intere famiglie che si sono trovate sul lastrico e in queste condizioni si cercano tutte le soluzioni possibili, anche pagare la pizza dopo otto giorni».
«Quella della pizza a otto – afferma, invece, Maria Pia Condurro, con il marito direttore dell’Ufficio delle aggregazioni laicali della diocesi di Napoli, dopo molti anni impegnati nella pastorale familiare – è un’abitudine antica rispolverata. Ma la pizza a Napoli costa pochi euro. Stiamo attenti quindi a certi episodi che sanno di folclore”.