CASAL DI PRINCIPE – Don Peppe Diana vive e continua a lottare al fianco di chi ha il coraggio di aver paura, di fare delle scelte, di denunciare, di proporre modelli culturali alternativi.
Al Don Diana Day, la sua gente, la gente delle Terre di Don Peppe Diana, la società civile che rifiorisce dal suo seme, ancora una volta c’è stata: per festeggiare il suo compleanno, per ricordare la sua figura-simbolo e per testimoniare il proprio impegno a ri.pro.va. del Bene.
La fotografia di questa tappa casalese del Festival dell’Impegno Civile, e del fermento che negli ultimi tempi si sta registrando nella società civile, restituisce almeno una nota positiva che illumina ancora di più la speranza: sempre più persone si riconoscono parte di quella comunità che sta trasformando le Terre di Camorra in Terre di Don Peppe Diana.
Ma nonostante ciò, c’è ancora tanto da lavorare perché, come ha voluto sottolineare Don Franco Picone, Vicario generale della Diocesi di Aversa e parroco della parrocchia che fu di Don Peppe Diana, è significativa la mancanza di una presenza molto forte dei cittadini che abitano il territorio di Casal di Principe.
C’erano, però, le associazioni del territorio, i giovani dei campi di volontariato di Libera, gli scout del gruppo Agesci, i ragazzi della parrocchia “Saturnino” di Roma, i ragazzi dell’Oratorio “Giovanni Paolo II” di Napoli.
C’erano, ovviamente, Libera e Comitato Don Peppe Diana, che oltre ad effettuare le premiazioni del Premio Nazionale Don Diana, hanno voluto ancora una volta ricordare che, oggi, le Terre di Don Peppe Diana hanno un’importante occasione per restituire, anche a chi ancora non lo conosce bene, lo straordinario messaggio di amore e coraggio di Don Peppe. Grazie a un produttore coraggioso, grazie a un regista che ha una grande esperienza, diventa realtà il progetto di una fiction dedicata interamente a Don Peppe, una fiction che come ricordato dal giornalista Raffaele Sardo, racconti “il prete, l’uomo, il messaggio che ha dato a queste terre, […] i fatti” ma “dalla parte delle vittime, non dalla parte dei camorristi, per fornire un idea diversa di quello che accaduto” e affinché nessun camorrista venga visto come un eroe positivo.
Il regista, gli attori e tutti i professionisti che daranno vita a questo progetto hanno, quindi, una grande responsabilità anche perché, come affermato da Sergio Tanzarella, Docente della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, “Don Diana sarà non quello che noi scriviamo nei libri, ma quello che vediamo nella fiction. La fiction più che i libri condizionerà, l’immagine sarà quella”.
Questa fiction svolgerà quindi un ruolo decisivo nel coltivare la memoria di Don Peppe Diana, nel rendere attuale il suo messaggio e, come sottolineato anche dallo stesso Don Franco Picone, non è escluso che “possa servire a trasportare a portare dentro (la comunità delle Terre di Don Peppe Diana, ndr) quelli che abitano a Casal di Principe quelli che sono del territorio di Don Peppino Diana, quelle persone per cui lui è morto e per cui ha dato la vita”.
UMBERTO DE SANTIS