ROMA – “Secondo la stima più diffusa circa 93 milioni di bambini, 1 su 20 di quelli al di sotto dei 14 anni, convivono con una disabilità moderata o grave e, nei Paesi in via di sviluppo, i bambini con disabilità sono gli ultimi tra gli ultimi”.
Lo ha detto Giacomo Guerrera, presidente Unicef Italia, in occasione del lancio del Rapporto “La Condizione dell’infanzia nel mondo 2013-bambini e disabilità”, presentato oggi a Roma, presso il palazzo del Coni, e in contemporanea in Vietnam e in tutto il mondo.
«Si stima che circa 165 milioni di bambini sotto i 5 anni abbiano un ritardo nella crescita o siano cronicamente malnutriti – ha sottolineato Guerrera – vale a dire circa il 28% dei bambini sotto i cinque anni nei Paesi a basso e medio reddito, mettendoli a serio rischio di disabilità.»
Nel rapporto si sottolinea, inoltre, l’importanza di «promuovere uguaglianza e inclusione sociale» e in questo «lo sport rappresenta uno strumento potente, ecco perché abbiamo scelto la sede del Coni per presentare questo report», ha rilevato il presidente Unicef Italia.
«Una maggiore interazione tra sport e ciò che devono essere le politiche sulla disabilità è, infatti, un buon punto di partenza – ha sottolineato Luca Pancalli, presidente Comitato italiano paraolimpico – Sport visto, però, come straordinario strumento politico e non di competizione, attraverso il quale contrastare l’invisibilità sociale della disabilità».
«In Italia, l’impegno per l’inclusione dei più deboli deve essere coerente e di lunga lena, perché non lasciarli indietro è un interesse che riguarda anzitutto la loro dignità ma coinvolge, allo stesso tempo, il bene di tutto il Paese» ha sottolineato il presidente del Consiglio, Enrico Letta, il quale ha voluto far recapitare un messaggio.
A riguardo, anche il ministro degli Affari Esteri, Emma Bonino, ha inviato il proprio sostegno evidenziando che «gli impegni assunti dalla Cooperazione italiana nel settore vanno di pari passo con una nuova strategia nei confronti della disabilità, non più legata all’idea di un’assistenza passiva ma ai concetti di inclusione, coinvolgimento e partecipazione.» Si tratta di adottare «una metodologia di tipo partecipativo – ha continuato il ministro – la quale prevede il coinvolgimento della comunità di appartenenza, delle istituzioni centrali e locali e della società civile attraverso un approccio multidisciplinare e intersettoriale».
«Già oggi, grazie alle normative e all’impegno instancabile delle associazioni – ha precisato nel suo intervento Patrizia de Rose, capo dipartimento Ministero per le Pari Opportunità – è stato possibile compiere importanti passi avanti, passando da disabilità come svantaggio sociale a valore aggiunto per la società, ma la discriminazione a causa della disabilità non è ancora stata sconfitta.»
«Occorre sollecitare un cambiamento di percezione nel nostro Paese nei confronti dei disabili, basta con l’approccio caritatevole – ha evidenziato Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza – la realtà che presiedo, nata circa un anno fa, ha proprio come obiettivo riuscire a ottenere questa mobilitazione culturale che serve al nostro Paese, soprattutto per formare coloro che guideranno in futuro l’Italia, per non permettere più tagli assurdi al settore della scuola, della formazione e delle politiche di disabilità, come è successo in passato, e che oggi ci pongono in una situazione d’inferiorità rispetto ad altri Paesi europei».
«Questo rapporto dell’Unicef ci ricorda quali sono gli aspetti sui quali continuare ad insistere – ha dichiarato in conclusione dell’incontro, Maria Cecilia Guerra, vice ministro Welfare – è preoccupante, per esempio, che ancora oggi ci siano genitori che chiedono agli insegnanti di bocciare i figli disabili per poterli mantenere più al lungo all’interno di una struttura protetta, questa è una vergogna – ha detto Guerra -. Il progresso tecnologico permette di superare molti ostacoli e la società, in particolare il mondo del lavoro, deve tenerne conto. Il nostro Paese – ha concluso – deve ridefinire le priorità ponendo al centro delle sue politiche l’infanzia e la disabilità, se lasciamo indietro i più deboli non avremo futuro».
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