L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha rivolto un appello ai governi dei paesi di tutto il mondo affinché non effettuino rimpatri forzati nella Repubblica Centrafricana (RCA).
Il monito trae origine dall’attuale mutevole e pericolosa situazione nel paese, dove predominano violazioni dei diritti umani e una sempre più grave situazione umanitaria.
Nel documento consultivo sui rimpatri, pubblicato lo scorso 25 aprile, l’Agenzia sottolinea che nelle attuali circostanze molte persone in fuga dalla RCA probabilmente soddisfano i criteri sullo status di rifugiato enunciati dalla Convenzione dell’Organizzazione dell’Unità Africana (OUA) e dalla Convenzione ONU del 1951.
La situazione nella RCA si è aggravata dallo scorso dicembre, quando le forze Seleka hanno sferrato una serie di attacchi dalle regioni settentrionali per poi acquisire il controllo della capitale Bangui alla fine di marzo.
L’offensiva – è stato ampiamente riferito – ha portato con sé un’ondata di assassinii mirati, arresti e detenzione arbitrari, torture e reclutamento di minori, come anche stupri, sparizioni, sequestri, estorsioni e saccheggi, sia a Bangui che in altre aree del paese. Inoltre resta fortemente limitato l’accesso umanitario alle persone colpite.
La violenza di questi mesi ha provocato la fuga di 173mila persone verso altre aree del paese, mentre altre 50mila hanno cercato rifugio all’estero, soprattutto nei vicini Repubblica Democratica del Congo (37mila), Ciad (5mila) e Camerun (2mila).
Obiettivo del documento consultivo dell’UNHCR è quello di valutare l’applicazione dei principi umanitari e dell’asilo finché le condizioni in RCA non consentano il rientro delle persone in condizioni di sicurezza e dignità. È inoltre importante preservare la natura civile dell’asilo; per tale motivo l’Agenzia raccomanda agli stati di dedicare attenzione all’identificazione dei combattenti e di separarli dalla popolazione di rifugiati.
Il documento evidenzia inoltre che potrebbe essere necessario considerare la possibilità dell’esclusione dallo status di rifugiato anche per altri individui, oltre ai combattenti. L’esclusione si applicherebbe ad esempio a coloro che siano stati coinvolti in crimini di guerra e crimini contro l’umanità nella RCA.