Mentre a Palermo Lady Hamilton e l’Ammiraglio Nelson vivevano il loro amore, spensierato e proibito, a Napoli si consumava una delle più grandi tragedie della storia della città.
Paesani e lazzaroni pagarono col sangue la loro opposizione all’invasione delle truppe francesi.
Mai come in quei momenti Lady Emma fu vicina alla regina Maria Carolina che, all’odio verso i francesi, uccisori di sua sorella Maria Antonietta, aggiunse l’odio verso i capi della Repubblica Napoletana; ed a ragione.
Per fare qualche esempio: Eleonora Pimentel de Fonseca, sua bibliotecaria ed autrice di versi esaltanti la famiglia Borbone, era diventata direttrice del “Monitore Napolitano”; l’ammiraglio Francesco Caracciolo, capo della flotta borbonica, era passato a comandare la marina repubblicana; Domenico Cirillo, di Grumo Nevano, botanico, professore universitario e medico di corte, era diventato presidente della Commissione Legislativa della Repubblica; il maestro di Cappella del re Domenico Cimarosa di Aversa, era autore, addirittura dell’inno ufficiale della Rivoluzione; e che dire, poi, del vescovo Natale di Casapulla? Tramite l’ambasciatrice Emma, la regina ottenne che dei fanti inglesi presidiassero lo stretto di Messina e che, in appoggio alla spedizione del cardinale Ruffo per la riconquista del Regno, le navi di Nelson si spostassero nel golfo di Napoli.
Ormai Sir Hamilton aveva settant’anni ed il suo impegno più importante era quello di salvare, come si suol dire, il buon nome della famiglia.
Compito arduo perché l’amore fra sua moglie e Nelson non aveva segreti: insieme a palazzo Palagonia, ove erano coinquilini, insieme sempre, ed anche, ma questa volta in compagnia dell’ambasciatore, sulla nave da guerra Foudroyant, presente nel golfo di Napoli alla caduta della Repubblica ed alla resa dei capi dell’avventura giacobina.
Mai come in questo momento della loro vita i due furono così potenti e così uniti nell’odio verso i repubblicani e nella passione d’amore.
Malgrado le “capitolazioni” firmate tra i capi repubblicani ed il cardinale Ruffo, Nelson fece processare, non appena catturato, l’ammiraglio Caracciolo, condannare per alto tradimento e subito impiccare.
Lady Emma, che in quel momento rappresentava la regina, fece consegnare alla giustizia borbonica più di cento repubblicani prigionieri che vennero giustiziati.
Lo stesso Domenico Cirillo scrisse a Lady Hamilton una lettera che rimase senza risposta.
Al termine dell’avventura napoletana ed il rientro a Palermo, i due, oltre alla riconoscenza ed all’affetto del re e della regina, ebbero onori e doni insperati.
A Nelson, oltre alla spada di Filippo V, vennero dati il titolo ed i possedimenti del ducato di Bronte in Sicilia, ad Emma una collana di brillanti con una miniatura della regina e vestiti per ogni occasione, a Sir Hamilton, l’ambasciatore (il “rimbambito” come si vociferava a corte) un ritratto del re incorniciato di pietre preziose.
Purtroppo, nell’aprile del 1800, giunse a Palermo il nuovo ambasciatore inglese. Fu un colpo per la coppia Hamilton, per Nelson e per il re e la regina.
Dopo aver procrastinato le consegne diplomatiche la coppia s’imbarcò sulla nave da guerra di Nelson in partenza per Malta, occupata dai francesi ed assediata dalle navi della coalizione.
La nave da guerra, per tutto il viaggio di andata e ritorno, divenne per i due amanti, malgrado la presenza del marito di lei, nave da crociera.
Durante questo viaggio Lady Emma ebbe i primi sintomi di gravidanza.
Anche in questa occasione Lord Hamilton fece finta di non accorgersene.
Così come, in seguito, quando nacque Horatia, e la moglie gliela presentò come trovatella che desiderava adottare, il “buon” ambasciatore accettò di accoglierla in casa.
Negli ultimi anni Sir William visse solo per stare tranquillo, salvare le apparenze e tappare, fin dove era possibile, i buchi delle sue finanze, che la moglie continuava ad aprire al tavolo da gioco con un tenore di vita troppo alto per le loro possibilità.
Al rientro da Malta i tre, in partenza definitivamente dal Regno delle Due Sicilie, imbarcarono anche la regina che , col seguito, si recava da sua figlia, l’imperatrice d’Austria.
Dopo un avventuroso viaggio per mare e per terra, durante il quale avvenne di tutto, la “strana coppia” e Nelson, finalmente, giunsero in Inghilterra.
Il buon ambasciatore visse tristemente gli ultimi suoi anni. Fra le tante amarezze dovette privarsi della sua raccolta di quadri e vendere l’ultima sua collezione di vasi antichi.
Morì fra le braccia della moglie e di Nelson nella casa di Piccadilly e Londra, il 6 aprile 1803.
Anche Nelson morì, come aveva sempre vissuto, eroicamente nella vittoriosa battaglia di Capo Trafalgar, il 21 ottobre 1805, affidando inutilmente la sua Enna “ al re ed al Paese” e la figlia Horatia “alla magnanimità della Patria”
Lady Emma, rimasta sola, dopo essere stata due volte in carcere per debiti, povera e fisicamente sfiorita, per sfuggire ad avvocati e strozzini, riparò a Calais, presso gli odiati francesi.
Qui, pochi mesi dopo la morte, anch’essa solitaria ed in esilio, della sua amica (la regina Maria Carolina) il 15 gennaio 1815, la già Lady Emma Hamilton e prima Emma Hart, ed ora, di nuovo, Amy Lyons moriva con negli occhi il verde ricordo di pace e di amori del giardino inglese di Caserta.