GINEVRA – L’Alto Commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati (UNHCR) ha reso noto oggi che la vincitrice dell’edizione 2012 del Premio Nansen per i Rifugiati è Hawa Aden Mohamed, fondatrice e direttrice del Galkayo Education Centre for Peace and Development (Centro educativo per la Pace e lo Sviluppo di Galkayo, GECPD), che opera nel Puntland, nella Somalia nord-orientale. Il premio viene conferito ad Hawa Aden Mohamed in segno di riconoscimento per la sua azione umanitaria eccezionale ed instancabile, fonte di ispirazione per molti altri, in favore delle ragazze e delle donne somale rifugiate e sfollate, azione che svolge in situazioni incredibilmente difficili ed impegnative in un paese martoriato da decenni di violenze, conflitti e violazioni dei diritti umani.
L’UNHCR istituì il Premio Nansen per i Rifugiati nel 1954 al fine di accrescere l’interesse per i rifugiati a livello mondiale e per tenere vivo lo spirito di Fridtjof Nansen, primo Alto Commissario per i Rifugiati all’epoca della Lega delle Nazioni. Ad oggi, il Comitato per il Premio Nansen per i Rifugiati ha assegnato 68 Medaglie Nansen ad individui, gruppi o organizzazioni.
La vincitrice di quest’anno è un’ex rifugiata che, nel 1995, scelse di far ritorno nella propria terra natìa dilaniata dalla guerra, dove lanciò un’ambiziosa iniziativa educativa per assistere coloro che erano stati costretti a fuggire a causa del conflitto incessante e della siccità ricorrente nel paese. In particolare, il suo operato visionario ha cambiato radicalmente la vita di migliaia di donne e di ragazze sfollate – tra i soggetti più vulnerabili della società somala – che, in molti casi, si trovano ad affrontare il trauma della marginalizzazione, degli abusi e delle violenze sessuali, compreso lo stupro.
“Quando Hawa Aden Mohamed salva una bambina sfollata, è una vita intera che trova una nuova direzione”, ha affermato l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati António Guterres. “Oggi le rendiamo omaggio per i suoi sforzi per salvare, crescere e formare centinaia di donne e ragazze, molte delle quali sono state vittime dei peggiori tipi di violenza”.
Gli oltre due decenni di conflitto hanno dilaniato la società somala, costringendo più di due milioni di somali a cercare sicurezza e rifugio o altrove all’interno del paese oppure al di fuori dei confini del paese. L’anno scorso, ad aggravare tale situazione sono state la siccità e la conseguente carestia, che hanno costretto un altro mezzo milione di persone alla fuga.
Hawa Aden Mohamed, nota ormai a Galkayo come “Mama” Hawa, ha istituito dei luoghi dove donne e ragazze sfollate, vittime di ogni sorta di abuso e di violenza, possono trovare sicurezza ed opportunità, nonché protezione ed accoglienza. Il suo lavoro si fonda sul convincimento che l’istruzione sia il fondamento di tutto, soprattutto per quanto riguarda le ragazze.
“Ritengo che non aver ricevuto un’istruzione sia una sorta di malattia”, ha affermato Mama Hawa. “Senza istruzione, non ti rendi conto di così tante cose…senza istruzione non esisti granché – esisti fisicamente, questo sì, ma mentalmente ed emotivamente, no”.
Il centro che ha fondato e che continua a dirigere riesce a fornire istruzione secondaria ed anche formazione professionale, in modo che le donne e le ragazze possano guadagnarsi da vivere da sole, plasmando il proprio futuro ed il proprio ruolo all’interno della società somala.
“E’ ora che cambi la cultura”, ha detto. “Dobbiamo tenere le cose buone e lasciar perdere quelle cattive. E una cosa buona è dare più possibilità alle ragazze”.
Mama Hawa è anche un’attivista dichiarata per i diritti delle donne e si batte in particolare contro le mutilazioni genitali femminili (MGF). Sua sorella morì all’età di circa sette anni a causa di un’infezione sviluppatasi dopo la circoncisione.
Oltre a svolgere azione di sensibilizzazione, il centro di Mama Hawa fornisce sostegno psicologico a donne e ragazze circoncise ed alle vittime di violenze di genere. Ogni anno, circa 180 donne beneficiano di questi programmi, che contribuiscono a salvare molte vite.
Angelina Jolie, Inviata speciale dell’UNHCR, si è congratulata con la vincitrice del 2012, affermando: “La signora Hawa Aden Mohamed è una donna coraggiosa. Ha dedicato la propria vita a far progredire l’istruzione ed il benessere delle donne e delle ragazze somale sfollate, fornendo loro le competenze, la conoscenza e la visione per il futuro di cui hanno bisogno per poter plasmare un avvenire migliore per le proprie famiglie ed il proprio paese. In quanto ex rifugiata, la signora Hawa testimonia quale forza possano apportare alla società i rifugiati. Nonostante gli oltre due decenni di conflitto che hanno dilaniato la società somala, costringendo oltre due milioni di somali ad abbandonare le proprie case, la signora Hawa ha dimostrato che, anche nelle situazioni più difficili, ogni bambino può e deve avere la possibilità di studiare. Ha cambiato la vita di così tante persone, dando loro l’opportunità di diventare insegnanti e di guidare gli altri, ovvero proprio quelle figure che, un giorno, aiuteranno a ricostruire la Somalia. Il coraggio e l’impegno della signora Hawa servono da esempio per tutti gli operatori umanitari che, in tutto il mondo, si sforzano di assistere e proteggere i rifugiati”.
Il GECPD organizza inoltre corsi di formazione professionale in falegnameria e saldatura al fine di tenere i ragazzi sfollati lontani dalla strada, facendo sì che non finiscano nelle mani dei gruppi criminali o armati che operano in Somalia.
Nell’apprendere la notizia che avrebbe ricevuto il Premio Nansen per i Rifugiati di quest’anno, Mama Hawa ha affermato: “Sono sopraffatta dalla decisione del comitato di conferirmi questa importante onorificenza. Tuttavia, non lo considero soltanto un riconoscimento dei miei sforzi personali, bensì anche di quelli dei miei colleghi al GECPD, della comunità internazionale e della comunità locale. E’ per questa ragione che voglio dedicare il premio a loro”.
Dalla sua istituzione nel 1999, il GECPD, con Mama Hawa al timone, ha fornito assistenza ad oltre 215mila persone – sfollati, vittime e sopravvissuti alle violenze – aiutandole a recuperare energie, guarire e riprendere le proprie vite. La Somalia è a tutt’oggi una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Ai milioni di rifugiati fuggiti nei paesi confinanti, si sommano gli oltre 1,3 milioni di sfollati interni somali. Un terzo della popolazione della Somalia, stimata in 7,5 milioni di persone, è dunque stato costretto alla fuga.