ROMA – Diminuisce per il terzo anno consecutivo la migrazione internazionale nei paesi Ocse, registrando un meno 2,5% nel 2010 rispetto al 2009 e riguardando un totale di 4,1 milioni di persone. Tuttavia, nel 2011 si registra un lieve rialzo ”in gran parte” degli Stati membri Ue, ”tranne che in Italia, Spagna e Svezia’‘.
Lo rivela un rapporto pubblicato oggi dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico dal titolo ‘International Migration Outlook 2012‘, presentato dal segretario generale Angel Gurria, dal commissario europeo all’Occupazione Laszlo Andor e dalla sua collega agli Affari interni Cecilia Malmstrom.
Secondo il dossier, il fenomeno migratorio ha registrato un picco negativo nel 2010 soprattutto negli Stati Uniti (-8%) e tra i Ventisette (-3%, esclusi i flussi intraeruopei). Al contrario, in Canada, in Corea del Sud e in Messico si è verficato un aumento stimabile al 10%.
Per quanto riguarda la fotografia scattata al Belpaese, al primo gennaio del 2011 l’immigrazione permanente ammonta a 4,57 milioni di persone. I residenti di origine straniera sono il 7,5% dell’intera popolazione italiana: tra questi circa un quarto sono romeni (969.000), poi gli albanesi (483.000) e i marocchini (452.000).
I permessi di soggiorno rilasciati ai cittadini extraeuropei – prosegue il rapporto – nel 2010 sono stati 599.000, salendo del 16,4% rispetto all’anno precedente e il 62% di questi ha avuto una durata superiore ai 12 mesi. Per l’Ocse sono infine 60.300 i migranti clandestini giunti in Italia tra gennaio ed agosto 2011.
«Il mercato del lavoro e dei flussi migratori sono due fenomeni strettamente collegati. Il calo della domanda di lavoro e’ stata la forza trainante del calo di migrazione durante la crisi – ha dichiarato Gurria – i paesi dovrebbero quindi prestare maggiore attenzione alle loro esigenze a lungo termine del mercato del lavoro, e concentrarsi sulle competenze per mettere a punto politiche per l’integrazione dei migranti, in particolare per i giovani, le cui competenze saranno necessarie per la ripresa dell’economia globale».